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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2014 alle ore 21:43.
L'ultima modifica è del 10 gennaio 2014 alle ore 22:02.

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Quale corso prenderà la Federal Reserve nel dopo-Bernanke? La banca centrale americana entra nel vivo del nuovo anno con al timone due personalità nuove. Sebbene l'approccio monetario dell'istituto non sia destinato a cambiare, resta da vedere come l'imminente numero uno Janet Yellen se la intenderà con Stanley Fischer, ex governatore della banca centrale di Israele, scelto oggi da Obama per diventare il numero due della banca centrale americana.

Il duo è promettente. Con curricula eccellenti Yellen e Fischer, per citare il presidente degli Stati Uniti, costituiranno un «team fantastico». Ma forse qualche diversità di vedute tra i due non mancherà. Lei, la prima donna a guidare la Fed nei suoi 100 anni di storia, è notoriamente dovish, una colomba. Lui un po' meno.

Sono due gli aggettivi su cui gli operatori di mercato si sono recentemente soffermati: «pericoloso» ma «necessario». Così Fischer il mese scorso ha definito il terzo round di quantitative easing lanciato dalla Fed nel settembre 2012 per sostenere l'economia. Non solo. Se Yellen con Bernanke ha voluto fornire agli investitori le cosiddette forward guidance indicando quando la Fed potrebbe eventualmente ritoccare al rialzo i tassi di interesse, Fischer le ha definite come «potenzialmente fonte di confusione».

«Non ci si può aspettare che la Fed dica cosa sta per fare. Perché? Perché non lo sa», aveva detto in un'intervista lo scorso settembre. «È un errore cercare di essere troppo precisi».
Certo è che Fischer è un'estimatore di Yellen, considerata da lui un'economista realistica e calma. Insieme i due hanno tutte le carte in regola per sostenere la ripresa della prima economia al mondo.

Lei è una profonda conoscitrice delle dinamiche della disoccupazione. Lui è, così come lo ha definito qualcuno, la superstar in ambito economico. Non a caso. È Fischer ad avere guidato verso il dottorato l'uscente governatore della Federal Reserve, Bernanke. Tra i suoi studenti figurano anche Mario Draghi, a capo della Bce, l'ex segretario al Tesoro americano Larry Summers e gli economisti di Harvard Kenneth Rogoff e Greg Mankiw.

Promette bene il fatto che sia stato lodato per avere saputo - nelle vesti di governatore della banca centrale israeliana, incarico lasciato lo scorso giugno dopo otto anni - risollevare l'economia di Israele alle prese con la crisi finanziaria globale tra il 2007 e il 2009, in parte procedendo con un rapido taglio dei tassi di interesse.

C'è solo un piccolo neo nell'esperienza del futuro vicepresidente della Fed. È stato vicepresidente di Citigroup tra il 2002 e il 2005. L'espansione del gruppo in quel periodo ha poi portato al salvataggio federale. Di questo dovrà rispondere quando sarà messo alla graticola al Senato, chiamato a confermare la scelta di Obama.

Se supererà, come da attese, quella prova, insieme a Yellen avrà di fronte a sé il compito di guidare la Fed verso l'exit strategy, economia permettendo. La Fed ha un bilancio da 4.030 miliardi di dollari, gonfiato dall'acquisto di Treasury e bond ipotecari volto a mantenere i tassi bassi e spingere i consumatori a spendere.

Resta da vedere se e con che passo la Fed continuerà con il "tapering", la riduzione appunto del ritmo con cui acquista bond. Il mese scorso la banca centale aveva annunciato che da gennaio avrebbe iniziato a comprare bond per 75 miliardi di dollari al mese, 10 miliardi in meno.

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