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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2014 alle ore 07:47.
L'ultima modifica è del 28 maggio 2014 alle ore 20:46.

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Amazon ha intensificato il braccio di ferro con alcuni editori: ostacola l'acquisto dei loro libri, ne ritarda la spedizione. Succede negli Usa con i libri di Hachette e in Germania con quelli di Bonnier Media Group, uno dei maggiori editori tedeschi.

Queste tattiche di guerriglia hanno suscitato molte critiche, ma anche pungenti analisi: il timore, che si sta diffondendo, è che il gigante si stia comportando come un monopolista del libro - forte della sua quota di mercato - e cominci a adottare metodi definiti, da alcuni editori, "estorsivi" e persino "mafiosi" (Jeff Bezos viene paragonato a Tony Soprano , mafioso della serie Tv i Soprano).

L'origine della contesa sono le negoziazioni sui prezzi degli eBook. Amazon vorrebbe una quota maggiore per sé e ridurre il prezzo al pubblico; alcuni editori, tra cui appunto Hachette e Bonnier, si stanno opponendo a queste richieste. Fatto sta che Amazon sta penalizzando i libri di Hachette in vario modo, come hanno segnalato numerosi osservatori: ha tolto il pulsante di prevendita su molti titoli dell'editore, ha aumentato il prezzo su altri o li ha messi in minore evidenza sul proprio sito («Quando gli editori combattono Amazon, i libri spariscono», titola in modo esplicito il New York Times).

Un'altra tattica è rallentare la spedizione del libro. Al momento, i titoli di Bonnier sembrano subire solo questo trattamento di sfavore (le altre penalizzazioni colpiscono solo i libri di Hachette negli Usa). Si arriva a ritardi di undici giorni, su titoli che altrimenti sarebbero disponibili in 24 ore. Amazon non è nuova a queste tattiche - le aveva già adottate negli Usa contro McMillian - ma ora le ha intensificate; inoltre, per la prima volta le esercita contro un editore europeo.

Solo oggi è arrivata la prima replica di Amazon, che finora ha sempre respinto ogni richiesta di commento. «Quando negoziamo con i fornitori, lo facciamo per conto dei nostri clienti», si legge in un post dell'azienda. «Negoziare per termini accettabili è una pratica di business essenziale che è di importanza critica per mantenere alto il servizio e il valore per i consumatori, nel medio e nel lungo periodo». Non ci sono però buone notizie: «Anche se manteniamo la speranza e lavoriamo sodo per trovare una soluzione alla disputa con gli editori, non siamo ottimisti che sarà risolta presto».

Finora il gigante aveva sempre respinto ogni richiesta di commento, sui fatti. «Siamo determinati a proteggere il valore dei nostri autori e il nostro lavoro, di pubblicazione, distribuzione e marketing», ha detto invece Sophie Cottrell, vice presidente Hachette. The Author's Guild (organizzazione degli autori americani) considera «illegale» quanto fatto da Amazon e sta cercando appigli per denunciarla all'Antitrust per azioni anti competitive. «Le nostre leggi antitrust attuali non permettono agli editori di reagire», dice invece Christian Russ, avvocato tedesco specializzato in norme sull'editoria. «Gli editori tedeschi sono costretti ad accettare queste richieste (di Amazon), perché non possono rompere con un'azienda che fa il 50% del mercato», ha aggiunto.

Sempre che le leggi non cambino. O che non ci sia una qualche presa di posizione da parte del governo. Cosa che è più probabile avvenga in Europa che negli Usa. Amazon potrebbe pentirsi insomma di aver ostacolato un editore tedesco: già da tempo, in Europa, le multinazionali del web stanno subendo una fase di cattiva pubblicità, accusate come sono di eludere il fisco. In Germania, inoltre, Amazon è finita sotto accusa per le condizioni di lavoro degli immigrati.

La Francia ha fatto di recente una legge (nota informalmente come la "anti Amazon") che vieta ai negozi online di offrire spedizioni gratuite oltre al 5% di sconto sui libri (che è il massimo consentito nel Paese). Anche in Italia abbiamo avuto una legge "anti Amazon", nel 2011, che vieta sconti superiori al 15 per cento, sui libri. Insomma, la battaglia sembra ancora agli inizi e con esiti- anche politici- imprevedibili. La vicenda sembra confermare infatti timori che alcuni esperti ripetono da tempo: sul pericolo che Amazon, una volta acquisito un grosso potere sul mercato, cominci a utilizzarlo per fare il bello e il cattivo tempo.

Ne ha parlato per esempio Stefano Quintarelli, noto esperto di internet, che adesso pure denuncia «pesanti discriminazioni da parte di Amazon» e consiglia di rimuovere tutti gli ostacoli al libero mercato. A pesare, secondo Quintarelli, non sarebbe solo la grande quota di Amazon, ma anche le tecniche di "chiusura" del cliente all'interno della sua piattaforma eBook. Il fatto che l'utente non abbia un vero possesso degli ebook acquistati, ma solo una licenza d'uso e non possa quindi esportare la propria libreria su piattaforme concorrenti.

Amazon, del resto, comincia non solo a pressare gli editori ma anche a volersi sostituire a loro. Ha chiesto a molti autori inglesi famosi di abbandonare il proprio editore e di cominciare a pubblicare direttamente su Amazon, solleticandoli con la promessa di ricca royalty: il 70% sulle vendite.

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