Finanza & Mercati

L’Italia entra nella Banca di sviluppo dei cinesi che non piace…

  • Abbonati
  • Accedi
ASIAN INFRASTRUCTURE INVESTMENT BANK

L’Italia entra nella Banca di sviluppo dei cinesi che non piace all’America

Italia, Francia e Germania vogliono diventare membri fondatori della Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), la banca di sviluppo promossa dalla Cina. Lo spiega il Tesoro in una nota.

«La Aiib, quale nuova banca d'investimento che lavorerà con le banche multilaterali di sviluppo e di investimento esistenti, può svolgere un ruolo di rilievo nel finanziamento dell’ampio fabbisogno infrastrutturale dell’Asia. In questo modo, la Aiib promuoverà lo sviluppo economico e sociale nella regione e contribuirà alla crescita mondiale» si legge nella nota. «Francia, Germania e Italia, operando in stretto raccordo con i partner europei e internazionali, intendono lavorare con i membri fondatori della Aiib per costruire un’istituzione che segua i migliori principi e le migliori pratiche in materia di governo societario e di politiche di salvaguardia, di sostenibilita' del debito e di appalti» conclude la nota.

La Aiib è un progetto fortemente voluto dalla Cina e viene vista da molti osservatori come una “concorrente” di Banca mondiale, Fondo monetario internazionale e Asian Development Bank, dove gli Stati Uniti hanno un ruolo di primo piano nel capitale e nelle scelte strategiche. Da tempo la Cina chiede una riforma della governance di queste istituzioni per dare maggior peso ai Paesi emergenti, ma i progetti sono in stallo al Congresso americano. La divisione delle sfere d’influenza delle istituzioni nate a Bretton Woods prevede che a capo dell’Fmi sieda un europeo e alla testa della Banca mondiale un americano, mentre nell’Asian Development Bank, la cui sede è a Manila, è forte l’influenza del Giappone. Pechino ha tentato, finora invano, di modificare questi equilibri.

Nasce così l’idea di una banca di questo tipo, nata nel 2013 ma materializzatasi lo scorso anno: in giugno la Cina ha annunciato il raddoppio del capitale di partenza della banca da 50 a 100 miliardi di dollari. Il 24 ottobre scorso è stata formalmente fondata la nuova istituzione, con una cerimonia a Pechino cui hanno partecipato Cina, India, Thailandia, Malaysia, Singapore, Filippine, Pakistan, Bangladesh, Brunei, Cambogia, Kazakistan, Kuwait, Laos, Myanmar, Mongolia, Nepal, Oman, Qatar, Sri Lanka, Uzbekistan e Vietnam.

Non è il solo progetto sponsorizzato da Pechino. Il Governo cinese è da tempo impegnato nella creazione della Banca dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che tuttavia ha subìto diversi slittamenti, mentre nel campo della sicurezza ha fondato l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, di cui fanno parte anche Russia e Repubbliche dell’Asia centrale.

Nei giorni scorsi anche la Gran Bretagna ha annunciato la sua adesione, provocando una reazione irritata da parte degli Stati Uniti, che vedono nell’istituzione una minaccia al loro predominio negli organismi finanziari multilaterali.

© Riproduzione riservata