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«L’Impresa»: dal crowdfunding al coworking, crescono in Italia le forme di economia collaborativa

Dal crowdfunding al coworking, l'economia collaborativa in Italia cresce e prende forme coerenti alla nostra realtà socio-economica. In questo fermento, le città metropolitane si possono rivelare “grandi asset di convergenza per attirare attenzione, talenti, investimenti internazionali. Ma anche un sonoro fallimento, se non sapremo attivare una nuova governance del territorio”, spiega Ferruccio De Bortoli, presidente di Longanesi e di Vidas, coinvolto nel progetto Start City del Club Ambrosetti, su “L'Impresa”, il magazine di management del Sole 24 Ore in edicola dal 9 dicembre.

Una sfida che si può vincere solo attraverso il contributo di tutti gli interlocutori e la sperimentazione di soluzioni inedite. Prova ne è l'esperienza di TechFugees, un'iniziativa autofinanziata in cui la comunità digitale di programmatori e startupper si è riunita e in 48 ore ha sfornato due progetti pratici e innovativi per rispondere ai problemi concreti del fenomeno migratorio. È successo di recente a Venezia, grazie a Benedetta Arese Lucini, ex ad di Uber in Italia, e H-Farm, l'incubatore di start up fondato da Riccardo Donadon, che si è appena quotata all'Aim di Borsa Italiana, con la collaborazione di Paypal. E se serviranno fondi ulteriori per sviluppare i progetti, una campagna di crowdfunding potrebbe essere l'ideale. Di certo, la complessità e l'accelerazione dei cambiamenti richiede sempre più menti aperte e creative. Ecco perché – racconta a “L'Impresa” Sir Ken Robinson, esperto internazionale di education - è così importante ridefinire completamente i sistemi educativi, ancora programmati per sfornare persone da mettere alla catena di montaggio di un'industria che non esiste più.

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