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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2012 alle ore 07:15.

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Cinque anni per un'autorizzazione ambientale. E ora forse ne serviranno quasi altrettanti. La direttiva europea sulle emissioni industriali sta creando più di un problema alle aziende dell'acciaio, in primis a Ilva, primo polo siderurgico europeo. Per Bruxelles la normativa va applicata da subito, anche in mancanza del recepimento nazionale, secondo l'azienda occorre attendere il 2014. Altri Governi, come Germania, Spagna e Svezia, hanno scritto a Bruxelles per chiedere un ammorbidimento dei termini, ottenendo per ora un cortese diniego, l'Italia invece si è adeguata.
Al di là dei tecnicismi, che saranno sviscerati prima dal Tar di Lecce e poi forse dalla Corte di Giustizia europea, occorre notare l'incongruenza dell'intero sistema. Per adeguarsi alla normativa vigente Ilva ha investito più di un miliardo di euro in un iter durato cinque anni che ha assorbito migliaia di giornate lavorative. Ora tutto è da rifare, con costi aggiuntivi e incertezza sull'economicità delle future produzioni. Tutelare l'ambiente è doveroso ma forse si potrebbe fare in modi più razionali. Il presidente designato di Federacciai chiede all'Europa di decidere: l'industria serve ancora? In fondo il resto è solo conseguente.

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