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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2011 alle ore 17:02.

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Svizzera fuori dal nucleare entro il 2034. Punterà su risparmio energetico, fonti alternative e importSvizzera fuori dal nucleare entro il 2034. Punterà su risparmio energetico, fonti alternative e import

Il Governo svizzero ha deciso di abbandonare entro il 2034 l'energia nucleare. Le centrali saranno disattivate alla fine del ciclo di vita e non saranno sostituite. Per garantire l' energia elettrica necessaria, l'Esecutivo elvetico punterà, nel quadro della sua nuova strategia energetica 2050, su un maggior risparmio energetico, sul potenziamento dell'energia idroelettrica e delle energie rinnovabili, sulle importazioni, ed eventualmente sulla produzione di energia elettrica a partire da combustibili fossili.

Dopo il terremoto-tsunami in Giappone e l'allarme sulla centrale nucleare di Fukushima, il Governo di Berna aveva chiesto al suo ministero dell'Ambiente e dell'energia di mettere a punto nuovi scenari energetici, sulla base di tre varianti possibili:abbandono anticipato del nucleare; mantenimento dell'attuale mix per l'energia elettrica ed eventuale sostituzione anticipata delle tre centrali nucleari più vecchie; mancata sostituzione al termine del loro ciclo di vita. L'Esecutivo si è ora pronunciato a favore di quest'ultima variante.

Circa il 40% dell'elettricità prodotta in Svizzera è attualmente di origine nucleare e proviene dalle cinque centrali di Beznau I e II, Mühleberg, Gösgen e Leibstadt. Questi impianti producono annualmente 26 miliardi di kilowattore. I due reattori di Beznau sono entrati in servizio nel 1969 e nel 1971. La disattivazione delle centrali nucleari e la diversa copertura del fabbisogno energetico avranno un costo, che secondo il Governo sarà compreso tra lo 0,4% e lo 0,7% del PIL, ossia tra i 2,2 e i 3,8 miliardi di franchi. La graduale minore produzione delle centrali nucleari dovrà appunto essere compensata dall'energia idroelettrica, dalle energie rinnovabili, dagli impianti di cogenerazione e dalle centrali a gas a ciclo combinato. Nel 2050, l'aumento della quota di elettricità di origine termo-fossile genererà un incremento delle emissioni di CO2 compreso tra 1,09 e 11,92 tonnellate.

Il proseguimento delle misure di miglioramento della politica energetica dovrebbe tuttavia consentire di ridurre le emissioni di CO2 di 14,4 milioni di tonnellate rispetto al 2009, a parere di Berna. Di conseguenza, secondo il Governo elvetico, il totale delle emissioni non aumenterà ulteriormente, nonostante la maggiore produzione di elettricità a partire da fonti fossili. Questo almeno è quanto si legge nella variante scelta dall'Esecutivo rossocrociato. Per quel che riguarda il finanziamento, il Governo sta studiando la possibilità di una tassa di incentivazione. Il Governo svizzero prevede di fare il punto della situazione nuovamente in autunno.

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