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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2013 alle ore 16:47.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2013 alle ore 17:26.

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La Corte costituzionale tedesca non deciderà, per adesso, sui ricorsi contro il programma Omt della Banca centrale europea. Il verdetto era atteso dopo le elezioni tedesche di fine settembre, ma non arriverà prima dell'anno prossimo. Sotto esame, da mesi, la legittimità, in base alla Costituzione tedesca, delle Outright monetary transactions messe a punto all'Eurotower tra agosto e settembre dell'anno scorso.

Il rinvio è arrivato per bocca di un portavoce della Corte di Karlsruhe. Il programma Omt era stato atteso dal mercato come il grande bazooka anti-crisi dei debiti sovrani nell'eurozona: l'arma (quasi) totale annunciata dal presidente della Bce, Mario Draghi, ma finora mai attivata, che prevede l'acquisto da parte della Bce sul mercato secondario - senza limiti, in caso di necessità - dei bond di Paesi i cui spread siano saliti oltre i livelli di guardia. In cambio, però, di dure condizioni di rientro dal debito con progammi soggetti a controllo della troika (Bce, Fmi, Commissione europea).

La Corte dovrà decidere se il famoso «whatever it takes» di Draghi del luglio 2012 - la frase che durante un convegno nella City di Londra annunciò la creazione e l'impiego anche solo teorico delle Omt ( la crisi dei debiti sovrani aveva spinto alle stelle gli spread dei Paesi periferici della zona euro, Italia in testa) - sottendesse un meccanismo tale da presupporre un sostegno finanziario sostanzialmente diretto agli Stati in difficoltà. Un aiuto tale, quindi, da violare le leggi tedesche in materia di approvazione preventiva del budget da parte del Bundestag.

E perciò: «La decisione sul caso "Bce-fondo salva-stati" non sarà annunciata quest'anno», ha fatto sapere il portavoce, anche se a suo dire la Corte sta lavorando per un pronunciamento quanto più rapido possibile. Ben sapendo che una pronuncia a trattative ancora in corso per la formazione di un governo di Grande coalizione fra la Cdu e la Spd non sarebbe opportuna e potrebbe andare a toccare nervi scoperti.

Tra i più fieri oppositore delle scelte di Francoforte sotto la guida dell'italiano Draghi c'è il numero uno della BundesBank, la banca centrale tedesca, Jens Weidmann. Sullo sfondo il duro scontro tra due visioni antagoniste di gestione della crisi. Da una parte il cammino prudentemente orinetato a una progressiva integrazione bancaria e fiscale, dall'altra la visione tedesca che prevede la sola responsabilizzazione dei singoli Stati aderenti all'euro e alcuna possibilità di mutualizzazione dei debiti, che passa per un no secco e reiterato all'intrduzione degli eurobond.

Ancor oggi il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schaeuble, ha confermato questo indirizzo del governo guidato da Angela Merkel. «La mutualizzazione dei debiti - ha detto Schaeuble - si tradurrebbe nel declino dell'Europa in un mondo in rapida mutazione». (Al. An.)

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