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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2015 alle ore 09:40.
L'ultima modifica è del 17 gennaio 2015 alle ore 10:29.

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A molti non piacciono le liste bloccate. A molti altri il voto di preferenza. Una delle peculiarità dell'Italicum è che nella versione attuale contiene tutti e due questi meccanismi di selezione dei rappresentanti.

Inizialmente non era così. Nel patto del Nazareno le preferenze non c'erano. Berlusconi non le voleva e Renzi ha preferito cedere su questo punto per puntare ad altro, per esempio il doppio turno. Poi, di compromesso in compromesso, è riapparso il voto di preferenza, ma non per tutti i candidati. I capilista di ciascun partito ne sono stati esclusi. Per loro vale ancora il voto bloccato. Ma il mix non si ferma qui. C'è un altro elemento nell'Italicum che rende il sistema ancora più complesso. Sono le candidature plurime. Ogni capolista può presentarsi in dieci collegi: verrà ovviamente eletto una volta sola ma può apparire dieci volte.

Per spiegare come funzionerà questo mix di capilista bloccati, voto di preferenza e candidature plurime serve un esempio. Per semplificare non terremo conto di altri aspetti complicati dell'Italicum legati a Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e circoscrizione estero. Immaginiamo che alle prossime elezioni politiche vinca il Pd. Otterrà complessivamente 340 seggi (salvo le complicazioni di cui sopra). Quanti di questi candidati verranno eletti col voto bloccato e quanti col voto di preferenza? Per rispondere occorre fare una ipotesi. Supponiamo che il Pd decida di non utilizzare il meccanismo delle candidature plurime. In altre parole supponiamo che tutti i candidati del Pd si presentino in un unico collegio. In questo caso gli eletti col voto bloccato saranno cento perché i collegi plurinominali previsti nella attuale versione dell'Italicum sono per l'appunto cento. In ognuno di essi ci sarà un capolista che verrà eletto col voto bloccato, gli altri 240 candidati saranno tutti eletti col voto di preferenza. In questo caso la percentuale degli eletti Pd col voto bloccato sarà circa il 30 per cento.

Facciamo adesso una seconda ipotesi. Immaginiamo che il Pd decida di sfruttare al massimo le candidature plurime presentando dieci candidati ciascuno in dieci collegi. Quindi nei cento collegi ci saranno solo dieci candidati capilista. In questo caso gli eletti Pd col voto bloccato saranno dieci (il 3%), quelli eletti col voto di preferenza 330 (il 97%). Quindi più sono i candidati plurimi, maggiore sarà il peso del voto di preferenza e viceversa. La ragione di questo esito sta nel fatto che i dieci candidati plurimi dovranno scegliere un collegio liberando la posizione di capolista negli altri 90 collegi, di modo che in questi 90 tutti i candidati saranno eletti col voto di preferenza.

Questo è il quadro per quanto riguarda il partito vincitore. Guardiamo adesso che cosa accade nel campo dei partiti perdenti. Dopo l'assegnazione dei 340 seggi al Pd ne restano a disposizione dei perdenti circa 277 (il circa è legato alle complicazioni valdostane, trentine ed estere). Questi seggi verranno attribuiti a tutti i partiti che hanno ottenuto almeno il 3% dei voti. Immaginiamo che tutti questi partiti ottengano un solo seggio in ogni collegio e che non presentino candidati plurimi. In questo caso i 277 seggi saranno tutti assegnati a candidati eletti col voto bloccato, perché è improbabile che i partiti perdenti abbiano più di un seggio per collegio. Se sommiamo questo esito a quello della prima ipotesi relativa al Pd (100 capilista eletti col voto bloccato) il totale degli eletti col voto bloccato sarà circa 377, cioè quasi il 60% del totale contro il 40% degli eletti con le preferenze. Se però il Pd e/o i partiti perdenti facessero un uso massiccio delle candidature plurime l'esito sarebbe diverso. Infatti queste, come abbiamo visto, liberano seggi per i candidati scelti con il voto di preferenza. Per esempio nel caso della seconda ipotesi fatta sopra relativa al Pd, gli eletti con il voto bloccato sarebbero in totale 287, cioè il 47 per cento. Lo stesso effetto si avrebbe anche nel caso in cui tra i perdenti ci siano partiti capaci di vincere due seggi o più seggi nello stesso collegio.

In conclusione, è impossibile determinare a priori quale saranno le percentuali degli eletti con i due metodi, voto bloccato e voto di preferenza. Dipende dalle scelte che faranno i partiti. Ma alcune cose si possono dire. Primo: il sistema può produrre una asimmetria tra chi vince e chi perde. Il vincitore avrà sempre e comunque più candidati eletti col voto di preferenza rispetto a quelli col voto bloccato, mentre chi perde potrebbe avere tutti i candidati eletti con il voto bloccato. Secondo: le candidature plurime introdotte in un sistema del genere creano un paradosso. Da un lato danneggiano gli elettori: un elettore che vota un partito con un capolista che gli piace non ha nessuna certezza che quel candidato lo rappresenterà perché il suo candidato potrebbe optare di rappresentare gli elettori di un altro collegio. Dall'altro l'uso massiccio delle candidature plurime fa aumentare gli eletti col voto di preferenza e quindi rafforza il ruolo degli elettori. In sintesi le candidature plurime hanno certamente un costo per l'elettore ma possono anche produrre un risultato positivo a livello aggregato. Positivo per chi pensa che il voto di preferenza sia meglio della lista bloccata. Ma questa è una altra storia.

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