Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2012 alle ore 14:07.

My24

L'euro è irreversibile, ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in un'intervista a "Le Monde". Il problema di Draghi, e dell'euro, è che i mercati finanziari non ci credono più. Questa è la ragione per cui, come stimato dalla Banca d'Italia, dal Fondo monetario e da Confindustria, gli spread sul debito italiano sono ben al di sopra di quanto giustificato dai fondamentali.

E sono ormai prossimi a un livello di guardia, che quelli spagnoli hanno già abbondantemente superato. Sono due le motivazioni per cui, secondo Draghi, gli scenari di un collasso dell'.euro non sono plausibili: il capitale politico investito dai leader nel progetto e il sostegno dell'opinione pubblica. Entrambi però si stanno assottigliando a vista d'occhio: il secondo è misurato dai sondaggi e questi spesso indicano il contrario; mentre per valutare il primo, basta considerare la sequenza di eventi dal vertice europeo di fine giugno, giudicato da Draghi un successo.
Lo scudo anti-spread fortemente voluto dall'Italia a Bruxelles è, all'atto pratico, nella forma in cui è uscito dal vertice, di macchinosa messa in moto, con tempi di reazione che difficilmente potrebbero far fronte a un (ulteriore) peggioramento repentino delle condizioni di mercato, ed è, fino all'attivazione del fondo salva-Stati permanente Esm, privo delle risorse necessarie.

Lo stesso Esm, che doveva entrare in funzione questo mese, è bloccato, almeno fino al 12 settembre, dalla Corte costituzionale tedesca. Da dove verranno i soldi per eventuali aiuti alla Spagna se i mercati dovessero esplodere prima del 12 settembre? Ma soprattutto, quello che sembrava l'esito più significativo del vertice, l'interruzione del circolo vizioso fra debito sovrano e banche, attraverso la loro ricapitalizzazione diretta, è in sospeso fino alla (lontana) creazione di una vigilanza comune. Nel frattempo, lo ha ricordato a chiare lettere il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, la responsabilità resta in capo al bilancio pubblico spagnolo. Come nota a margine, che potrebbe sembrare di colore se non fosse indice di una sfiducia reciproca più profonda, si può aggiungere che la Finlandia ha preteso che il suo esiguo contributo al prestito per le banche spagnole fosse comunque coperto da una garanzia, come già era avvenuto con il secondo pacchetto Grecia.

Questo per quanto riguarda l'investimento di capitale politico. In realtà, a ogni passo avanti a livello europeo ne è sempre corrisposto almeno uno indietro al rientro dei leader nelle rispettive capitali. È questo che i mercati hanno percepito. E se la Finlandia può essere quasi ignorata, non altrettanto si può fare con la Germania. Il cancelliere Angela Merkel è alle prese con i vincoli imposti dalla Corte costituzionale, ma ancor di più con lo sfrangiamento della sua maggioranza sulle questione europee, dove gli ultimi tre voti del Bundestag, compreso quello di giovedì scorso, l'avrebbero bocciata, senza l'appoggio dell'opposizione. Se la sua popolarità personale resta alta, e seppure non voglia passare alla storia come l'affossatore dell'euro, il cancelliere non si sente però certo di investire altro capitale politico nell'eurozona.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi