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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 alle ore 22:32.

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A proposito di…Calcio giocato e parlato tra cori razzisti, volgarità e troppe parole in libertàA proposito di…Calcio giocato e parlato tra cori razzisti, volgarità e troppe parole in libertà

In attesa di capire se la matassa del campionato si sbroglierà, se il Milan resta davvero la squadra leader in grado di risalire la china, se l'Inter vera è quella vista a Catania o in Francia, se la Juve possa ambire allo scudetto, non è male sfogliare le cronache di bordo campo che ci aiutano a conoscere meglio gli abitanti del pianeta calcio.

A proposito del giovane Agnelli
Nel giorno in cui chiede un'iniezione da cavallo di danaro fresco per far fronte ai disastri delle stagioni passate, il giovane presidente coglie l'occasione per ridare il benservito a Del Piero nel caso non l'avesse ancora capito. I modi sono bruschi, secondo il nuovo costume del rampollo Andrea. Prima il perentorio "ridateci gli scudetti, poche storie"; ora "caro Del Piero, di bandiere basta e avanza quella bianconera". C'è chi parla alla testa, chi parla al cuore e chi parla alla folla dalla tolda del nuovo stadium (pronuncia stedium, please).

A proposto di Lotito
Il nostro "latinorum" ingaggia battaglie verbali in tv ed evoca complotti anche quando vince e con merito un derby, sia pure all'ultimo secondo. Il massimo del godimento. Mentre tutto ciò accade la tifoseria laziale intona cori antisemiti. Cascano le braccia, tanto che il presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, commenta sconsolato: "Siamo stanchi e stufi di parlarne". Tuttavia se Lotito spendesse, tra una rissa e l'altra, solo qualche secondo del suo tempo per una frase di condanna, non sarebbe male. Sappiamo bene che non ha il potere di mutare i nefasti umori della platea ultrà che non lo ha certo in simpatia. Eppure in questi tristi tempi di parole usate come clave, non guasterebbe. È' proprio vero: "Vincere scis, Lotitus, victoria uti nescis". La sua squadra ha imparato a vincere il derby, ma lei non sa sfruttare la vittoria".

A proposito di Ogbonna
Del giocatore di colore del Torino (nato in Italia da genitori nigeriani) si parla un gran bene e qualcuno già lo candida a una maglia della nazionale e a quella rossonera del Milan. Ma se conoscevamo il bravo difensore sul campo, nulla sapevamo di un giovane signore gentile e pacato nei toni e dall'eccellente eloquio italiano. Lo abbiamo ascoltato durante la trasmissione televisiva "Quelli che il calcio". Ci ha fatto bene. Ora sappiamo che si può essere campioni o aspiranti tali senza ripetere che si è sempre d'accordo col mister, senza ripetere "importante" a sproposito. Di ciò ringraziamo Ogbonna. L'omologazione del pensiero calcistico non è un dogma.

A proposito di maleducazione
Cresce in modo inesorabile in diretta proporzione all'aumento della tensione che genera spettacolo scadente. Un disvalore è premiato quale valore. Un giocatore che si guadagna un rigore o una punizione beffando l'arbitro è salutato come un eroe. Dagli studi televisivi gli "esperti" lodano la sua abilità. Così i tuffi sui campi sono diventati la norma. Mi tuffo, ergo sum.

A proposito di volgarità
Sorella della maleducazione è la volgarità. L'ondata di elettrizzanti zero a zero dell'ultima giornata ci ha risparmiato qualche decina di magliette della salute, con scritte di raggelante umorismo esibite sotto la casacca d'ordinanza. Osvaldo (mal gliene incolse) non trova di meglio che ripetere la scritta "vi ho purgato anch'io" e dedicarla (sic!) al suo compagno di squadra Totti, titolare del lassativo copyright . Peccato, per la Roma, che solo quello del Pupone faccia l'effetto desiderato. Per gli imitatori il rischio è che il gol si trasformi in autogol, com'è avvenuto. Nemo propheta in patria (copyright Lotito).

A proposito di Luis Enrique
Al termine del derby romano, non c'è stato verso di far polemizzare il tecnico catalano con gli arbitri. Rivolgetevi ad altro indirizzo, ha replicato. Grazie mister, aria pulita d'importazione e un clima rilassante e non lassativo.

A proposito di parole
Le parole, spiegano i linguisti, assumono nel tempo significati e soprattutto valenze diverse. Ricordo un giornata di domenica sportiva di tanti anni fa con un'intervista a un campione della grande Inter di papà Moratti, Suarez. Uomo di modi educati e gentili. Allora non c'erano le telecamere che leggevano i labiali, perciò grande era la curiosità di sapere perché mai fosse stato espulso senza aver commesso gravi falli. Perché, Luisito, chiese il cronista? "Ho sbagliato lo so, ma ho perso la testa quando XY ha insultato la memoria della mia povera mamma". Ve lo immaginate oggi la stessa scena? Come direbbe Lotito: O tempora, o mores.

Buon campionato a tutti

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