free lunch

Rating: per S&P Italia come Marocco e India, peggio di Perù e Filippine

di Isabella Bufacchi

(Bloomberg)

3' di lettura

Il calendario dei rating sovrani 2017 per l’Italia si chiude oggi, perchè è l’ultimo venerdì assegnato per quest’anno al nostro Paese: è il turno di S&P’s. Standard & Poor’s ha declassato l’Italia per l’ultima volta nel 2014, dopo una serie di sonore retrocessioni, portandola dalla BBB alla BBB meno con prospettive stabili. Da allora non ha apportato altre modifiche, nè al ribasso nè al rialzo. Nel frattempo però il Portogallo lo scorso 15 settembre è stato promosso, dal livello speculativo è tornato nella categoria d’investimento con la BBB meno che lo allinea all’Italia: una promozione conquistata grazie alla crescita reale al 2,8%, molto superiore alle attese di S&P’s.

I Paesi con il rating italiano. Per S&P’s, la BBB meno stabile fa rientrare l’Italia in un gruppo di Paesi piuttosto esteso: oltre al Portogallo, hanno la stessa valutazione India, Marocco, Romania, Indonesia, Ungheria, Kazakhstan e Montserrat, isola delle Piccole Antille. Sempre nella categoria della BBB, ma con il segno + e non -, Peru, Aruba, Messico, Spagna, Tailandia e Trinidad & Tobago sono più affidabili dell’Italia. La Spagna in particolar modo, sebbene la tensione scatenata dalla Catalogna metta in allarme i mercati, al momento gode della BBB+ con outlook stabile da S&P’s.

Loading...

Cosa può accadere oggi? Resta da vedere che cosa accadrà questa sera: rispetto all’ultimo appuntamento in calendario che cadeva lo scorso maggio, S&P’s oggi potrebbe rivedere almeno al rialzo le previsioni sulla crescita italiana, che è andata meglio del previsto e non più dello 0,9%. Per S&P’s pesa però molto il fatto che il debito/Pil netto italiano sia il terzo più alto tra i 130 Paesi con i suoi rating. Il debito/Pil dell'Italia tuttavia si sta stabilizzando, con un lieve cenno di trend al ribasso di cui S&P’s terrà conto. Il rischio politico resta: le elezioni in arrivo nel 2018 hanno esito incerto per quanto riguarda la governabilità del Paese per portare avanti a passo spedito le riforme strutturali necessarie a rilanciare la crescita. L’incertezza politica è molto elevata sull’Italia e questo riduce la possibilità di un miglioramento di outlook basato sui fondamentali.

Il 2017, annata in chiaro-scuro per i rating italiani finora. Nel 2017 l'Italia ha incassato due declassamenti: a gennaio DBRS ha tolto l'ultima A (A-low) con la retrocessione a BBB high e outlook stabile mentre in aprile è stata la volta di Fitch, che ha tagliato l'Italia dalla BBB+ (risalente al 2013) alla BBB stabile. Moody's non ha declassato l'Italia quest'anno ma lo scorso dicembre ha modificato l'outlook da stabile a negativo. S&P's è l'unica delle quattro grandi a non aver cambiato la sua valutazione, che è tra tutte la più bassa alla BBB-. Quest’anno tuttavia l’Italia ha ancora conquistato la A- (meno)
di Scope Ratings, la prima agenzia di rating europea. L'Italia si è aggiudicata questa A meno - allo stesso livello della Spagna e con outlook stabile - perché ha un'economia «grande e diversificata», «ha fatto progressi sul fronte delle riforme strutturali», ha una struttura del debito «resiliente» e una serie consolidata di avanzi primari, un «sistema pensionistico sostenibile».
L'Italia è singola A per Scope anche perché è uno Stato membro dell'Eurozona, quindi ha una valuta di riserva forte, una banca centrale indipendente che agisce come prestatore di ultima istanza: l'Eurozona negli ultimi anni «ha rafforzato la sua capacità di proteggere i suoi Stati da shock avversi» e questo per Scope Ratings è un importante punto di forza, decisivo ai fini di un rating in ambito sovrano europeo.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti