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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2014 alle ore 08:17.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
La Commissione europea sta cercando di chiudere entro i prossimi mesi l'annosa partita sulla tassazione degli investimenti dei non residenti. Modifiche alla Direttiva Risparmio sono sul tavolo dei ministri delle Finanze da tempo. Finora Austria e Lussemburgo hanno bloccato l'adozione della riforma, per cui è necessaria l'unanimità. Con l'arrivo a Vienna e nel Granducato di nuovi governi la speranza è che l'atteggiamento possa cambiare, anche per via di una strategia più accomodante a Berna.
Negli ultimi 10 giorni, il commissario al Fisco Algirdas Semeta ha incontrato in occasioni diverse i ministri delle Finanze di Austria, Lussemburgo e Svizzera. «Abbiamo notato posizioni più concilianti – spiega Emer Traynor, portavoce della Commissione –. C'è il desiderio di Austria e Lussemburgo di aderire alla nuova Direttiva Risparmio. È necessario trovare un accordo che permetta alle parti di prendere impegni, certi che anche la controparte faccia altrettanto».
Finora, austriaci e lussemburghesi si sono rifiutati di accettare le modifiche proposte dall'esecutivo comunitario, per paura di lasciare un vantaggio competitivo al vicino svizzero. La lotta internazionale contro l'evasione fiscale, l'intesa di Berna con Washington sullo scambio di informazioni e anche il negoziato in corso tra la Svizzera e l'Italia sul rimpatrio dei capitali (si veda Il Sole 24Ore di ieri) sono tutti fattori che stanno inducendo Austria e Lussemburgo a rivedere le loro posizioni.
Peraltro, proprio giovedì scorso l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha approvato i requisiti dei nuovi standard internazionali nello scambio automatico di informazioni. Le linee-guida dovrebbero essere approvate in febbraio dal Gruppo dei Venti in un vertice in Australia. Le modifiche proposte dalla Commissione alla Direttiva Risparmio prevedono un rafforzamento dello scambio di informazioni sul risparmio dei non residenti tra i paesi dell'Unione.
Incontrando il commissario Semeta a Davos la settimana scorsa, il ministro delle Finanze svizzero Eveline Widmer-Schlumpf ha confermato che l'obiettivo dei negoziati con Bruxelles è di mettere a punto «un'ambiziosa revisione dell'accordo sulla fiscalità del risparmio Svizzera-Ue». Ha poi assicurato «la sua determinazione a cooperare attivamente nel contesto dell'Ocse per sviluppare standard globali nello scambio automatico di informazioni».
Esponenti comunitari sostengono che i tre paesi sembrano essersi arresi all'idea di un crescente scambio automatico delle informazioni. Gli stati non vogliono però apparire agli occhi della loro pubblica opinione come perdenti. Il problema quindi è di incastrare le scelte politiche in modo che appaiano le meno controverse possibili. «Dobbiamo trovare - conferma la signora Traynor - un approccio complementare a livello mondiale, nell'Unione, e a livello bilaterale tra la Ue e i suoi vicini».
La speranza qui a Bruxelles è che il sofferto via libera di Austria e Lussemburgo possa giungere in marzo, all'Ecofin o in occasione del summit tra i capi di stato e di governo a fine mese. Non sembra che i due paesi per dare il loro benestare vogliano per forza una firma svizzera su una intesa con la Commissione europea; esponenti comunitari sono convinti che basterebbe loro una bozza di accordo e chiari impegni da parte di Berna. È proprio così? La verità è che il tema rimane controverso.
La pressione nella lotta all'evasione fiscale è un elemento che spinge i paesi riottosi ad accettare di collaborare a livello internazionale – Berna è molto più conciliante di prima su questo fronte –, ma il ruolo crescente delle isole Cayman o Singapore potrebbe indurre ad atteggiamenti più conservatori. La stessa crisi economica ha un doppio impatto. Da un lato spinge i governi a cercare modi per aumentare le entrate fiscali, dall'altro contribuisce all'evasione, dando ad alcune piazze finanziarie una nuova ragion d'essere.
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IN SINTESI
La questione
Nell'attuale quadro della direttiva europea sul risparmio, si sta lavorando per riformare la tassazione degli investimenti in un determinato Paese da parte dei soggetti che non vi sono residenti
Il tema è alla base della concorrenza fiscale tra gli Stati, perché influenza fortemente le scelte su dove investire
Il nodo del negoziato
La riforma allo studio deve essere approvata all'unanimità da tutti gli Stati membri.
Austria e Lussemburgo non intendono dare il proprio sì. Il problema sta nell'accettazione di un sistema che preveda scambi automatici di dati, che secondo i governi di quegli Stati sarebbe malvisto dai loro cittadini

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