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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2013 alle ore 13:06.

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L'efficienza salva l'ambiente e il business

E nell'Italia delle piccole e medie imprese, qualcosa si muove? Oppure queste prassi virtuose sono per ora appannaggio delle multinazionali? «Il nostro Paese è indietro nella gestione smart dei rifiuti solidi - spiega Marchi -. Invece, è diventato virtuoso sull'energia, sia nei consumi residenziali sia in quelli industriali. Questo per l'elevato peso delle bollette e la spinta regolatoria verso soluzioni efficienti (come il regime di sostegno mediante Certificati bianchi agli impianti di cogenerazione che recuperano e riutilizzano energia termica da sistemi di generazione elettrica tradizionali). Alcuni operatori energy intensive hanno messo in atto misure efficaci (come coibentazioni, migliore utilizzo degli impianti, impiego della cogenerazione) ottenendo risparmi dal 5% al 15 per cento. E si può fare ancora di più».

«I benefici di strategie green sono rilevanti per le imprese di tutti i comparti - riprende Marchi -. Ad esempio, misure di efficientamento dei magazzini potrebbero far risparmiare fino al 20% in bolletta agli operatori della grande distribuzione, mentre nei punti vendita si può arrivare fino al 50 per cento. Quanto all'acqua, il costo in Italia è talmente basso da disincentivare il suo impiego efficiente». Le imprese possono trasformarsi in pioniere della sostenibilità anche senza grandi investimenti. McKinsey, ad esempio, suggerisce modifiche delle organizzazioni o azioni a costi contenuti. «Se dovessi dare tre consigli - afferma Marchi - suggerirei innanzitutto di misurare i propri consumi soprattutto energetici, per acquisire consapevolezza sugli sprechi, individuare iniziative di miglioramento e confrontarsi con le migliori prassi internazionali. In secondo luogo, bisogna avere un piano strutturato. Non limitarsi a sfruttare gli incentivi in modo tattico, ma analizzare in dettaglio tutte le opportunità, sviluppando un piano globale di quello che può essere fatto. Nell'efficienza energetica dei siti industriali non esiste la grande idea che risolve tutto, occorre mettere assieme centinaia di piccole iniziative che complessivamente generano impatti significativi. Infine, aiuterebbe creare un'unità organizzativa ad hoc per il presidio dell'efficienza energetica. Affrontare questi temi richiede competenze nuove che combinino conoscenze tecniche, regolatorie e dei mercati energetici. Occorre quindi sviluppare professionalità specifiche».

Riecheggia, nelle parole di Marchi, l'urgenza espressa da Mathis Wackernagel di misurare l'impronta ecologica di Paesi e organizzazioni, con l'obiettivo di renderla più lieve. Un'esigenza che le imprese italiane stanno facendo propria, come dimostra l'ampia partecipazione al recente bando, promosso dal ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, per il co-finanziamento di progetti per l'analisi dell'impronta di carbonio nel ciclo di vita dei prodotti. Ad agosto, sono state ammesse al finanziamento di complessivi 4,5 milioni di euro 95 imprese di piccole, medie e grandi dimensioni. Dal big del caffè Lavazza al Caseificio sociale di Manciano, dal leader mondiale di adesivi e prodotti chimici per l'edilizia Mapei alla reginetta delle confetture e del miele bio Rigoni di Asiago, dalla Geox famosa per le scarpe "che respirano" alle bollicine dell'acqua Ferrarelle.

E non di soli incentivi pubblici vive la sostenibilità delle imprese italiane: è in continuo aumento il numero di aziende che sottoscrivono accordi volontari con il ministero dell'Ambiente per il controllo, il monitoraggio e la riduzione delle emissioni e degli sprechi su base volontaria (come riferito in altri articoli dell'odierno Rapporto Sviluppo sostenibile del Sole 24 Ore). «Misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è», scriveva Galileo Galilei quattrocento anni fa. Parole più che mai attuali, per capire che è tempo, anche in Italia, di quantificare gli sprechi pubblici e privati, elaborare un piano per ridurli gradualmente, investire per mettere in atto misure correttive, raccoglierne i benefici e reinvestire i risparmi conseguiti. Dalla crisi economica si può provare a uscire anche così.

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