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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2013 alle ore 16:42.

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Sono tre i capitoli fondamentali su cui si basa l'accordo raggiunto dal Wto a Bali: uno dedicato ai paesi meno avanzati, i più poveri, detto dello sviluppo; un capitolo agricolo, richiesto dall'India e da altri paesi in via di sviluppo; infine un capitolo sulle facilitazioni al commercio, che stava particolarmente a cuore all'Unione Europea e agli USA.
Si tratta del primo accordo commerciale multilaterale raggiunto dall'Organizzazione Mondiale del Commercio, dalla sua fondazione nel 1994.

Ecco in sintesi i tre filoni principali dell'accordo.
Per i Paesi meno avanzati: contiene cinque misure sostanziali tra cui le più importanti garantiscono norme favorevoli a questi paesi per aiutarne l'integrazione nei mercati internazionali. Questo capitolo era già stato scritto prima dell'inizio della conferenza, ed ha consentito che i paesi più poveri facessero pressioni per una positiva chiusura dell'accordo:

Le facilitazioni al commercio: contiene una serie di misure focalizzate a semplificare l'ingresso delle merci nei paesi e a modernizzare e rendere trasparenti le procedure doganali e burocratiche. La vischiosità e opacità delle procedure sono uno degli ostacoli principali allo sviluppo delle esportazioni, in particolare questo colpisce le piccole e medie imprese. Per coprire i costi che i paesi meno sviluppati dovranno sostenere sono state previste forme di assistenza e aiuto. L'adozione di queste misure è vincolante per tutti i paesi anche se in tempi diversi a seconda del grado di sviluppo.

Sulla sicurezza alimentare: l'India chiedeva che divenisse legalizzata la pratica di stoccaggio illimitato di beni alimentari sussidiata dallo Stato. Questa richiesta, priva di barriere temporali, era inaccettabile per via delle distorsioni al mercato che essa comporta soprattutto per i paesi limitrofi, ovvero per i possibili effetti negativi sugli agricoltori e quindi sul prezzo delle derrate alimentari per altri paesi in via di sviluppo. Il compromesso raggiunto comporta un periodo transitorio di quattro anni durante i quali i programmi di sicurezza alimentare diventano legali sotto precise condizioni di trasparenza. In cambio, tutti i paesi si sono impegnati a identificare una soluzione permanente entro i quattro anni che contemperi le necessità di sicurezza alimentari con l'imperativo di non distorcere i mercati agricoli.

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