Economia

Tre nuove inchieste anti-dumping su prodotti acciaio e ferro da Cina e India

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concorrenza sleale

Tre nuove inchieste anti-dumping su prodotti acciaio e ferro da Cina e India

Scaduti ieri i termini e ancora in assenza di un parere chiaro e definitivo dell’Europa su se alla Cina debba essere riconosciuto oppure no lo status di Economia di Mercato, la Commissione ha lanciato, tra venerdì e sabato tre indagini antidumping: due relative all’imposizione di nuovi dazi sull'acciaio resistente alla corrosione proveniente dalla Cina, la terza su alcuni articoli di ghisa fabbricati in Cina ma anche in India.

La denuncia sui primi due dossier è stata presentata il 25 ottobre 2016 dalla European Steel Association («Eurofer») per conto di otto produttori dell'Unione («i denuncianti») di alcuni acciai anticorrosione che rappresentano una percentuale superiore al 53 % della produzione totale della Ue di alcuni acciai anticorrosione.

La terza indagine, invece, riguarda la revisione dei dazi giunti a scadenza applicati ai tubi d'acciaio inossidabile senza saldature cinesi. Per le prime due, Bruxelles ha ora fino a nove mesi di tempo per decidere se ci sono le condizioni per imporre dazi antidumping provvisori, e ulteriori sei mesi per decidere se renderli definitivi. Sul punto, il Dipartimento del Commercio Usa era già intervenuto a maggio, colpendo il prezzo di ingresso sul territorio americano dell'acciaio resistente alla corrosione con un balzello del 210 per cento.
Sugli articoli in ghisa, invece, la revisione determinerà se è giustificato o meno estendere l’applicazione delle misure, in vigore sin dal 2011, per altri cinque anni.
Al momento l’Ue applica un numero senza precedenti di misure di difesa commerciale a tutela del settore siderurgico, con un totale di 40 misure antidumping e anti-sussidi, di cui 18 solo su prodotti cinesi. Altre 20 indagini sono in corso.

Intanto, è appena scaduto il 15° anniversario dell’entrata della Cina nel Wto e anche la data entro cui la Commissione Europea avrebbe dovuto esprimere un parere definito sull’opportunità di concedere a Pechino lo status di economia di mercato. Sul punto, l’opinione statunitense sembra un netto no. Mentre la Ue sembra andare verso una posizione di compromesso, che prevederebbe la possibilità, nonostante il riconoscimento di Pechino come economia di mercato, di attuare una serie di verifiche su sospetti casi di dumping o per settori, da parte della stessa Commissione (e che per ora non metterebbe in discussione il sistema di dazi vigente).

Un punto di vista che però non piace affatto alle imprese manifatturiere che lo vedono un sì per soli motivi politici ma in grado di mettere in crisi produzioni e occupazioni in Europa ad alta intensità di manodopera.

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