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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2012 alle ore 18:13.

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Moretti lancia l'allarme sul trasporto regionaleMoretti lancia l'allarme sul trasporto regionale

Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ha lanciato l'allarme da un convegno all'Università Bocconi: Moretti ha detto che le regioni italiane rischiano di restare senza treni locali l'anno prossimo per mancanza di fondi. «Non so che cosa farà l'Authority - ha proseguito -, l'unica cosa che potremo fare noi sarà interrompere il servizio. Verremo denunciati, vedremo come andrà a finire».

L'allarme di Moretti deriva in realtà dal modo in cui sono state definite e gestite negli ultimi anni le risorse per il trasporto regionale. Con la manovra 2010 (Governo Berlusconi) erano stati tagliati circa 1,6 miliardi di euro ai fondi regionali per il trasporto locale, di cui circa 1,2 miliardi relativi a Trenitalia; l'accordo Governo-Regioni del dicembre 2010 aveva permesso di recuperare risorse una tantum per Trenitalia nella misura di 1,272 miliardi per il 2011; a fine 2011 (al Governo c'era già Monti) è stato firmata una nuova intesa per il 2012 che ha reperito risorse da altri capitoli di spesa (investimenti nei trasporti ed edilizia sanitaria, per esempio) e mantenuto sostanzialmente inalterati, per il 2012, i fondi disponibili a Trenitalia per il trasporto ferroviario regionale; inalterati sono rimasti anche i fondi alle numerose ferrovie in concessione ad altre società.

Dal 2010 ad oggi, dunque, non ci sono stati tagli significativi alle risorse per il trasporto locale su ferro. La situazione resta però incerta, perché non c'è una base stabile su cui le Regioni possono fare affidamento per sapere in anticipo quanti fondi avranno a disposizione. Non solo: i fondi 2012 sono stati inseriti in un "Fondo per il trasporto pubblico locale, anche ferroviario". La norma lascia molto più margine di manovra alle Regioni, e c'è chi l'ha già utilizzata per tagliare ulteriormente il trasporto su ferro.

I tagli in Piemonte
Nelle scorse settimane la Regione Piemonte ha ufficializzato una decisione che era già nell'aria da tempo: il taglio del servizio passeggeri su ben 12 linee ferroviarie a basso traffico, sostituendole con autobus. L'elenco delle linee - alcune delle quali rimarranno attive per il traffico merci - è riportato in tabella. Non solo: come conferma il comunicato di Trenitalia, verranno ridotti i servizi anche su altre linee con il taglio dei treni festivi su alcune e la riduzione dei convogli su altre (il comunicato parla, con un eufemismo che ricorda la neolingua di Orwell, di "rimodulazione dei servizi"). I tagli sono stati varati da Barbara Bonino, assessore ai Trasporti (ex An) della giunta piemontese guidata dal leghista Roberto Cota. Secondo la Regione l'insieme delle misure permetterà un risparmio di 11,5 milioni di euro su base semestrale per il 2012. La Regione riceve dallo Stato circa 250 milioni di euro annui per il trasporto su ferro (Trenitalia più ferrovie in concessione).

Chi scommette sui treni
Il Piemonte fa parte di quelle Regioni che fin da quando hanno ricevuto la delega a gestire il trasporto locale (dal 2001) hanno creduto meno di altre allo sviluppo del trasporto su ferro. Molti utenti lamentano che in Piemonte il servizio ferroviario sia peggiorato progressivamente, con frequenti cancellazioni di treni o sostituzioni con bus, già negli anni scorsi - misure che certo non contribuiscono ad attrarre clientela. E anche in questi mesi gli utenti sono stati "preparati" alla chiusura delle 11 linee con una serie di soppressioni casuali dei treni giorno per giorno. Un esempio? Lo scorso 6 giugno, sulla Alessandria-Castagnole sono stati effettuati solo 7 treni su 17, sulla Arona-Santhià 2 treni soppressi, sulla Asti-Castagnole effettuati 5 treni su 21, sulla Vercelli-Casale 11 su 19, e così via.

L'ammontare di treni/chilometro effettuati in Piemonte da Trenitalia - una misura della dimensione dell'offerta - è rimasto nel 2012 ai livelli del 2001 ed è ora destinato a scendere, mentre (fatto 100 il dato 2001) è salito oltre quota 110 nelle Marche e nel Lazio, quasi a 130 in Emilia e Toscana e oltre 140 in Lombardia; sotto quota 100 sono scese Liguria, Campania e Molise. Non è dunque una questione di colore politico delle giunte (quella lombarda ha lo stesso di quella piemontese) ma di strategia sui trasporti. La Lombardia, per esempio, ha investito dal 2002 al 2011 oltre 700 milioni di risorse discrezionali (non vincolate al trasporto) per l'acquisto di nuovi treni e locomotive; l'aumento dell'offerta di treni si è tradotto in una crescita del numero di passeggeri spesso molto più che proporzionale (sulla direttrice Milano-Novara, per esempio, i viaggiatori sono raddoppiati nei giorni feriali e più che triplicati in quelli festivi tra il 2005 e il 2011).

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