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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2013 alle ore 06:47.

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Il pm di Milano Luigi Orsi ha chiuso un primo filone d'indagine sul caso Fondiaria Sai. Lo ha fatto in vista della richiesta di rinvio a giudizio di Salvatore Ligresti, Giancarlo De Filippo e Niccolò Lucchini. I tre sono indagati per aggiotaggio. L'avvio delle indagini è stato innescato da Consob che un paio di anni fa segnalò alla Procura di Milano l'andamento anomalo dei titoli Premafin tra novembre 2009 e settembre 2010. In particolare, all'epoca la Commissione accertò che in quel periodo alcuni veicoli (Darlis Anstalt, Ulero Anstalt, Alembert Associates e Okanda Stiftung) aquistarono sistematicamente in asta di chiusura corposi pacchetti di azioni della holding. Manovre che ebbero l'esito di determinare, artificiosamente, un costante rialzo del titolo a Piazza Affari. La Consob verificò poi che quei veicoli potevano essere ricondotti a due trust, ossia the Heritage e the Ever Green Security. Trust che, a settembre 2010, risultavano detenere il 20% della finanziaria e che erano guidati da Giancarlo De Filippo, persona vicina alla famiglia Ligresti. L'equazione successiva fu chiara, i due trust operavano per conto di Salvatore Ligresti. Di qui la denuncia in procura per violazione dell'articolo 2638 del codice civile. Su questa pista si è dunque mossa la Procura che, stante la prossima richiesta di rinvio a giudizio, accusa Ligresti, Giancarlo De Filippo e Niccolò Lucchini, quest'ultimo perchè avrebbe ricevuto il mandato ad operare direttamente sul titolo Premafin, di manipolazione del mercato.
A suo tempo quando Consob chiese all'Ingegnere chiarimenti adeguati sulla vicenda non li ottenne, riuscì però a verificare l'eventuale movente che giustificava tanto attivismo sul titolo, ossia la necessità di mantenere le quotazioni di Premafin a un livello adeguato per evitare che le banche creditrici facessero scattare il pegno sulle azioni della holding in capo a Sinergia e Imco. I debiti delle due finanziarie, soggetti di controllo della Premafin, prevedevano infatti alcuni covenant che facevano partire la richiesta immediata di garanzie a fronte della discesa del titolo sotto certi livelli. Nei mesi scorsi Consob ha sanzionato i tre indagati per 11,3 milioni di euro complessivi, proprio in virtù di quegli acquisti che sarebbero stati fatti in chiusura delle 223 sedute di Borsa durante le quali il prezzo di Premafin sarebbe stato tenuto artificiosamente alto.
Nel mentre, da un comunicato Premafin diffuso nel pomeriggio di ieri si evince che Unipol ha rispedito al mittente le richieste della famiglia Ligresti e del curatore dei trust di poter esercitare il diritto di recesso. La holding ha comunicato infatti che il recesso «risulta essere stato legittimamente esercitato con riguardo a complessive n. 13.975.294 azioni ordinarie, pari allo 0,6495% del capitale sociale per un controvalore complessivo di liquidazione pari a euro 2.441.483,86». Evidentemente non ci sono quella che fanno capo ai tre fratelli Ligresti, titolari di una quota del 5,9% della finanziaria, che si sono visti respingere la richiesta di recesso e notificare un atto di citazione con cui la holding chiede al Tribunale di accertare l'inesistenza del diritto. La data dell'udienza è stata fissata senza troppa fretta da parte di Premafin (ottobre del 2014) e non è escluso che i Ligresti, che rivendicano l'operatività del recesso, possano chiedere di anticiparla. Niente recesso anche per i curatori fallimentari di Sinergia e Imco e per i trust.
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