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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2013 alle ore 06:59.

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MILANO
L'assemblea di Strasburgo si è spaccata quasi a metà, a testimonianza di come sul tema le pressioni siano fortissime. A ogni modo l'11 settembre è stata una data spartiacque per i biocarburanti in Europa. È infatti arrivato il voto favorevole del Parlamento europeo in seduta plenaria che ha approvato un limite ai biocarburanti di prima generazione. In pratica un tetto a quel tipo di biocarburanti che ha origine da colture alimentari (mais e colza innanzitutto). Per questi l'utilizzo finale per il consumo nel settore trasporti non dovrà andare sopra il 6% nel 2020, rispetto al 10% previsto nell'attuale legislazione da una direttiva del 2008. È in questo quadro che è stato inserito un nuovo target del 2,5% per i biocarburanti di seconda generazione, provenienti da residui agricoli e colture marginali non adatte all'uso alimentare.
Non che ci siano immediate conseguenze visto che per due voti di scarto non è stato ottenuto un mandato per negoziare già in prima lettura un accordo con il Consiglio. Dunque ora servirà una posizione comune degli Stati membri che, se diversa da quella del Parlamento, porterà a una seconda lettura. E questo sembra lo scenario più probabile, vista la resistenza al calo del biofuel di prima generazione da parte dei paesi del Nord Europa.
Di certo, quello del Parlamento europeo – che ha detto sì a un tetto anche più "morbido" di quello stabilito dalla Commissione ambiente dell'Ue (5%) – è stato un voto sofferto, con 356 parlamentari europei favorevoli, 327 contrari e 14 astenuti per una decisione contestata da più parti: troppo morbida per chi punta l'indice contro il pericolo di gravi contraccolpi sul fronte alimentare dall'uso crescente di biodiesel da fonti "alimentari" e troppo restrittiva per i produttori di biofuel di prima generazione.
L'Italia dal canto suo è il quarto produttore Ue di biocarburanti e nel nostro Paese si stima che il settore abbia un business complessivo sui 2 miliardi di euro.
Ma nonostante una capacità di produzione annua di 2 milioni di tonnellate è in costante aumento il biofuel importato. Secondo i dati di Assocostieri-Unione produttori di biocarburante, le importazioni di biocarburante già raffinato hanno costituito nel 2010 il 54%, per salire al 70% nel 2011 relativamente al volume immesso in Italia. E per quanto riguarda il flusso di materia prima agricola, il 72% è arrivato da Paesi extra Ue nel 2010. Per quanto riguarda il consumo i dati sono invece confortanti: si è passati dal 3,8% di biofuel nei carburanti del 2008 al 4,5% del 2012.
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