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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2014 alle ore 11:46.
L'ultima modifica è del 06 maggio 2014 alle ore 16:13.

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L'Italia è sempre maglia nera in Europa per l'emergenza occupazione: tra aprile 2008 e marzo 2014 il nostro Paese ha perso 1.201.500 occupati, pari a 556 posti di lavoro in meno al giorno. Una tendenza confermata anche nell'ultimo anno: da marzo 2013 a marzo 2014 sono stati "bruciati" 124.200 posti di lavoro a un ritmo di 340 al giorno. Il tasso di disoccupazione italiano si attesta così al 12,7%, rispetto alla media europea dell'11,8%. La situazione peggiora per i giovani under 25: a marzo il tasso dei disoccupati in questa fascia d'età è pari al 42,7%, vale a dire il doppio del 23,7% registrato nell'area Euro. Il bilancio emerge dal Rapporto sul mercato del lavoro realizzato da Confartigianato in vista della firma del Protocollo d'intesa Garanzia per i giovanì che avverrà domani 7 maggio tra la Confederazione, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca.

Secondo il Rapporto di Confartigianato 3.247.700 italiani sono disoccupati. A questi si aggiungono 1.703.500 inattivi scoraggiati, persone che non cercano lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo, e 330.900 cassintegrati, per un totale di 5.282.100 persone che vivono gravi difficoltà nel mercato del lavoro. L'emergenza occupazionale è influenzata anche dai problemi del sistema formativo e dal mancato dialogo tra scuola e lavoro: in Italia, la percentuale di under 25 che studiano e lavorano é appena del 2,2%, a fronte della media del 14% dei Paesi dell'Ue a 27.E sono 2.434.700 i giovani under 30 che non studiano e non lavorano. Inoltre, il 17,1% dei ragazzi italiani tra 18 e 24 anni abbandona prematuramente percorsi di istruzione e formazione, a fronte della media del 12,8% dell'Eurozona.

Le opportunità di trovare lavoro, sottolinea Confartigianato, sono ostacolate dalla crisi ma anche da interventi normativi che hanno penalizzato un contratto a valenza formativa come l'apprendistato che, nel 2013, ha consentito l'11,5% delle assunzioni effettuate dalle imprese artigiane, a fronte dell'8,7% di apprendisti assunti dal totale delle imprese. «Ma la vocazione dell'artigianato ad utilizzare l'apprendistato - sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti - é stata frenata dai maggiori costi e vincoli introdotti nel 2012 dalla riforma Fornero e dalle incertezze applicative provocate dalle tre riforme dell'apprendistato succedutesi nel triennio 2011-2013. Risultato: tra il 2012 e il 2013 le assunzioni di apprendisti nell'artigianato sono crollate del 33,8%, a fronte di una diminuzione del 16% per il totale delle imprese».

Sull'andamento dell'occupazione pesa anche il costo del lavoro. Secondo il rapporto di Confartigianato, con un cuneo fiscale pari al 47,8% l'Italia supera di 11,9 punti percentuali il livello medio del 35,9% di tassazione sui salari registrato nei 34 Paesi Ocse. I danni provocati dall'eccessiva pressione fiscale si manifestano nell'alto tasso di occupazione irregolare pari, nel 2012, al 12,1% dell'occupazione complessiva, con un aumento dello 0,1% rispetto alla quota del 12% registrata nel 2011.

Complessivamente, le unità di lavoro irregolari nel nostro Paese sono 2.862.300. Di queste ben 603.500, pari al 21,1%, sono attività indipendenti, vale a dire l'esercito di abusivi che fanno concorrenza sleale alle imprese regolari, prevalentemente in settori dell'artigianato. Nonostante le grandi difficoltà congiunturali, negli ultimi 12 anni, le imprese private dei settori manifatturiero, costruzioni e servizi sono state le uniche a offrire opportunità di lavoro: tra il 1992 e il 2013 hanno incrementato l'occupazione di 2.328.000 unità standard a tempo pieno, con un aumento di 194.000 occupati all'anno. Contemporaneamente la pubblica amministrazione, i settori della finanza e delle assicurazioni e l'agricoltura hanno perso 468.000 posti di lavoro.

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