Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2014 alle ore 18:08.

My24

L'Italia non ha una politica di valorizzazione del suo spettro frequenziale, quello che alcuni commissari Ue hanno definito il petrolio del terzo millennio. Negli Stati Uniti sono previsti 30 miliardi di dollari come proventi dalla gara sulle frequenze utilizzate sinora dalle tv, di cui 3 miliardi destinati a chi le lascerà. Le tv, quindi, sono i più accaniniti sostenitori della gara stessa. Da noi, in mancanza di una visione strategica, che vada oltre l'attuale decennio, sugli usi futuri delle frequenze, la tendenza è al congelamento dell'esistente.

Interferenze accertate
Cominciamo dalla fine. Il decreto "destinazione Italia" ha introdotto due commi sulle frequenze che prevedono la liberazione, entro fine 2014, di cui che provocano interferenze "accertate" con i paesi confinanti. L'Agcom deve escluderle dal Piano e che le utilizza - dopo che lo Stato gliele ha regolamente assegnate - deve liberarle, potendo contare su 20 milioni di euro. «Sono cifre che vanno bene per tre-quattro frequenze, quelle rivendicate da Malta - sottolinea Marco Rossignoli, presidente di Aeranti-Corallo. Non a caso l'Agcom effettuerà a meta gennaio una consultazione per una revisione del Piano riguardante la Sicilia. Ci vorrà un altro decreto per stabilire le procedure per assegnare i 20 milioni. Se, però, l'Agcom dovrà escludere dal Piano di assegnazione tutti gli impianti che iinterferiscono con l'estero, i venti milioni non basteranno di certo. In Sicilia si interviene perchè sono coinvolte le tv nazionali ma in Veneto, Friuli ed Emilia-Romagna in particolare sono molte le tv locali alle prese con le interferenze con i paesi confinanti». Le interferenze accertate, insomma, possono aumentare nel tempo, creando disuguaglianze tra operatori e obsolescenza della previsione in decreto.

«Metterci una pezza» non basta
Il rischio di questi decreti "che mettono una pezza", come si dice, sta nella loro provvisorietà contingente. Il Piano delle frequenze va rivisto, certo, avendo come punti cardinali il coordinamento con i paesi confinanti e il rispetto del Piano stesso. Il quale è stato rivisto due volte nel 2013. Con due obiettivi di fondo: da una parte liberare una parte della banda 700 per una futura gara per la banda mobile; dall'altre configurare i tre multiplex nazionali da mettere all'asta nella gara riservata agli operatori televisivi. La gara sembra scomparsa dall'orizzonte immediato: la commissione Ue non invia le osservazioni al bando di gara del Ministero dello Sviluppo. Tutto tace. Frequenze come i canali 58 e 60 della banda Uhf in questo momento sono "vuoti", proprio per il primo obiettivo. Nel mondo dell'etere, però, se un Piano non viene attuato, difficilmente i canali coinvolti restano a lungo inutilizzati. Senza gara, insomma, la revisione del Piano sembra destinata a dover essere modificata dallo stato di fatto e poi formalmente. Magari c'è chi deve liberare dei canali per averne altri e non ha alcuna voglia di farlo...

L'interrogativo di fondo
La domanda di fondo è: ma si vuole veramente "liberare" la banda 700 dall'utilizzo televisivo? Mediaset ha chiesto ufficialmente di non andare avanti con questo tipo di pianificazione, lasciando tutti i relativi canali alle tv. Se, però, alcuni paesi confinanti, Tunisia in testa, ma anche la Francia, daranno in gara quei canali alla banda larga mobile, cosa succederà a livello d'interferenze nelle regioni coinvolte? L'Italia, in ogni caso, è ancora sotto procedura d'infrazione da parte della commissione Ue. Dovrebbe essere chiusa con l'effettuazione della gara per aumentare il pluralismo nel sistema tv nazionale. O la Ue ha cambiato idea (sulle gare al rialzo)? Tutto tace.

Lo Stato paga sempre due volte
Un'ultima osservazione: l'Agcom ha il suo Catasto delle frequenze e quindi sa quanti degli impianti dichiarati dagli operatori lo violano o meno. Sarebbero bastati degli avvertimenti sulla violazione di quanto dichiarato per evitare situazioni come quella attuale. Con lo Stato che, dopo aver pagato 174 milioni di euro per liberare frequenze assegnate regolarmente (alle tv locali, ovviamente, non alle nazionali) solo alcuni mesi prima della gara per la banda 800 - o qualcuno le avute assegnate sapendo della gara? - ora ne stanzia altri 20, sempre per frequenze assegnate dallo Stato.

Qualcuno, tra Parlamento, Agcom ed esperti vari dirà qualcosa su questa situazione?

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi