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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2013 alle ore 11:29.
L'ultima modifica è del 31 dicembre 2013 alle ore 10:17.

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La vicenda delle 24 famiglie italiane - bloccate in Congo da inizio novembre per lo stop delle adozioni deciso dal governo di Kinshasa e in attesa di concludere l'iter e portare i figli in Italia - si intreccia con l'instabilità politica del Paese africano. Oggi a Kinshasa gruppi di ribelli hanno preso d'assalto tv di Stato, aeroporto e Stato maggiore. Un giorno di caos finito con la morte di quaranta ribelli. Nelle ore precedenti diverse sparatorie sono state avvertite in città e ci sarebbero anche di colpi di arma da fuoco esplosi all'interno di un'installazione militare, riportava la Bbc.

In mattinata sono circolate richieste di aiuto da parte delle famiglie italiane. La situazione nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) «sta per rientrare sotto controllo», ha poi fatto sapere la ministro degli Esteri Emma Bonino soffermandosi, nel corso dell'iniziativa Italia-Africa, sugli scontri di oggi a Kinshasa. Sulla situazione nel Paese e, in particolare, su quella delle famiglie italiane bloccate, «poche ore fa si è tenuta una riunione di coordinamento a livello della Presidenza del Consiglio», aveva aggiunto Bonino.

È poi intervenuto Palazzo Chigi con una nota in cui si diceva che il presidente del Consiglio, Enrico Letta «è vicino alle 24 famiglie italiane interessate dal blocco delle adozioni internazionali in Congo e sta lavorando, da settimane, affinché la vicenda possa risolversi positivamente». «Come richiesto dal presidente del Consiglio nel corso della conversazione telefonica del 24 dicembre con il primo ministro della Repubblica Democratica del Congo, Matata, quest'ultimo ha incontrato, il 26 dicembre a Kinshasa, la nostra delegazione di funzionari del ministero degli Esteri e dell'ufficio del ministro per l'Integrazione. Il primo ministro Matata ha confermato la situazione complessiva di temporanea sospensione delle adozioni internazionali, che riguarda vari Paesi oltre l'Italia, e la necessità di effettuare verifiche a fronte di irregolarità riscontrate nelle procedure», aggiunge la nota.

Nella nota anche la presa di posizione delle autorità di Kinshasa: «il primo ministro congolese ha confermato l'impegno a velocizzare il riesame delle adozioni, disponendo che i casi italiani siano verificati per primi. A tal fine, una missione di funzionari del Congo è attesa a Roma, a breve, per avviare le verifiche, che richiederanno inevitabilmente qualche tempo. Le autorità congolesi si sono inoltre impegnate a consentire alle famiglie che, nell'attesa, decideranno di rientrare in Italia, di stabilire presso quale struttura in Congo potranno essere ospitati i propri figli».

Gli attentati di stamane avevano messo in allarme la Farnesina. «Siamo in pericolo» scriveva stamane in una mail all'Ansa, Enrico, papà italiano bloccato con le altre 23 famiglie in Congo, dove si trovano da un mese e mezzo per riportare in Italia i loro bambini adottati. L'Unità di crisi della Farnesina aveva inviato agli italiani residenti a Kinshasa istruzioni affinché non lascino i loro alloggi. «Si sentono gli spari», dicevano le fonti, aggiungendo che «la situazione non è ancora chiara».

Durante la giornata le forze di polizia locali hanno ripreso il controllo dei punti nevralgici della capitale, compresa la torre della televisione.


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