siderurgia

I dazi frenano l’import di acciaio

di Matteo Meneghello

Imagoeconomica

2' di lettura

Le importazioni di acciaio extraeuropeo tirano il freno nel 2016 (-0,7%), dopo la corsa dell’anno precedente, e si assestano poco sopra i 10 milioni di tonnellate, di cui circa 6 milioni di prodotti piani (-2,2 per cento). Un dato influenzato soprattutto dall’andamento altalenante delle vendite cinesi nel 2016 - determinato dalle numerose indagini anti dumping aperte dalla Commissione Ue, molte delle quali sfociate a fine anno in effettivi dazi, come nel caso dei coils a caldo - e dalla ripresa della produzione dell’Ilva, che da sola ha immesso sul mercato dei piani almeno 800mila tonnellate in più rispetto all’anno prima.

Con i dazi operativi (giunti ormai a quota 39), resta da capire quale sarà, nei prossimi mesi la consistenza dei flussi cinesi, visto che l’azione antidumping, unita all’aumento dei costi delle materie prime, ha spinto verso l’alto l’anno scorso i prezzi di molti prodotti, a partire dai coils.

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L’IMPORT-EXPORT DI ACCIAIO

Commercio estero Italia paesi extra-Ue a 28. Gennaio-dicembre dati in migliaia di tonnellate (Fonte: Federacciai)

L’IMPORT-EXPORT DI ACCIAIO

La produzione di Pechino, come confermano i dati Worldsteel, si è mantenuta sostenuta anche nell’ultimo mese di gennaio, con una crescita del 7,4% rispetto al periodo precedente, a quota 67,2 milioni di tonnellate. Resta il timore che molti prodotti possano comunque entrare nei confini italiani passando attraverso triangolazioni con altri paesi vicini. Resta da capire, inoltre, se l’effetto-Ilva potrà essere replicato anche nel 2017, anno di transizione e di probabili difficoltà operative, condizionato dalla conclusione dell’iter di cessione degli asset in amministrazione straordinaria (recentemente Fiom ha denunciato un calo di produzione giornaliera a Taranto).

I dati di produzione di Worldsteel confermano che, a gennaio, continua ad aumentare anche l’output della Corea del Sud (+3,2%), della Turchia (+12,8%), dell’India (+12%), di Russia (+11,6%) e di Ucraina (+8,5%) a loro volta minacciati dalla sovraproduzione cinese. L’Europa assediata da nuovi importatori mostra qualche segnale di risveglio ma nel complesso conferma le difficoltà (+0,3% la produzione italiana a gennaio, +1,2% l’output tedesco, male Francia e Spagna, per un +2,4% generale) e continua a costruire fortini a difesa del mercato. È attesa nelle prossime settimane la conclusione dell’indagine Ue sull’import di coils da Brasile, Russia, Ucraina, Iran e Serbia: un dossier che, se dovesse sfociare in misure antidumping, dovrebbe portare nuovi argini all’import extracomunitario.

Nonostante la battuta d’arresto, comunque, le importazioni si sono mantenute sostenute anche l’anno scorso, con gli acquisti di piani (sia comunitari che extracomunitari) che si avviano, anche nel 2016, a eguagliare e superare la produzione italiana. Complessivamente nei primi undici mesi dell’anno sono entrati nel territorio italiano 18,272 milioni di tonnellate di acciaio, l’1,9% in meno rispetto ai 18,6 dell’anno prima; i piani hanno superato gli 11 milioni (-2,7%), mentre i lunghi si assestano a poco più di 2 milioni (-2,7%).

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