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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2014 alle ore 08:47.

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L'idea è semplice: mettere a disposizione le competenze acquisite da chi sta studiando a supporto dei bisogni delle realtà no profit. Forse è per questo che, in tutto il mondo, ha funzionato. Da aprile è atterrata anche in Italia l'associazione di consulenza 180 Degrees consulting, su iniziativa di un gruppo di “allievi ed ex” della business school Escp, che ha il suo campus sotto la Mole, e del Politecnico di Torino.

Il progetto è nato nel 2007 a Sidney. Da lì ha attecchito negli Stati Uniti, dove si è formata una seconda entità. Per poi espandersi a macchia d'olio in moltissimi Paesi, anche europei, dalla Svezia alla Danimarca, dalla Germania alla Francia. Oggi le branches nel mondo sono 43: in Italia, all'esperienza torinese se ne sta affiancando una seconda alla Bocconi.

“Il principio è basilare e per questo mi ha subito colpito”, racconta Federico Picca, ingegnere, laureato al Politecnico di Torino e che è venuto a conoscenza della realtà, decidendo di importarla nel nostro Paese, durante un periodo di studio all'Università di Stanford. “Da una parte, infatti - prosegue Picca - c'è il bisogno delle associazioni no profit, che operano nel sociale o nella cultura. Molte di queste realtà non hanno i fondi per permettersi di pagare qualcuno che li aiuti a gestire la costruzione di un piano operativo, la gestione delle pratiche burocratiche, la costruzione di un'immagine coordinata, la promozione della propria attività. Dall'altra parte, c'è un grande bacino di studenti che giorno dopo giorno aumenta le proprie competenze e che può trarre un enorme beneficio nell'opportunita di tradurre le nozioni in pratica. Facendo esperienza concreta e sul campo”.

L'associazione italiana ha ricevuto ad aprile l'approvazione del board internazionale: al momento conta sei persone nel board, sei nello staff e una rete di una ventina di studenti. L'attività è svolta con l'Escp, ma è in corso il riconoscimento anche da parte del Politecnico. “Ai ragazzi che collaborano con noi - prosegue Picco -, chiediamo un impegno di circa otto ore settimanali di volontariato, a favore di sole realtà no profit. Il progetto non deve togliere tempo allo studio, ma deve servire per valorizzare le competenze acquisite. A Torino abbiamo già aiutato in questi mesi, con un'azione di rebranding e di supposto alla promozione, una ong che si occupa del reinserimento lavorativo di disoccupati e cassintegrati. Abbiamo inoltre affiancato la riconversione, in provincia, di un casolare a scopi culturali. Stiamo infine facendo molta promozione all'interno delle scuole sulle materie economiche”. Fra le testimonianze di chi ha provato a mettersi in gioco, quella di Federica, studentessa dell'Escp di 20 anni, che racconta: “Da sempre ho cercato di associare allo studio piccole esperienze lavorative. Con 180 Degrees il vantaggio è quello di poter testare le proprie capacità su progetti di scala molto ampia. Un modo intelligente, per rendere vero ciò che impariamo in aula”.

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