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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2013 alle ore 17:27.

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Super-euro, come risponderà la Bce?

Con l'inattesa mossa della Fed, di non ridurre il piano di acquisti di bond per 85 miliardi di dollari al mese, lo scenario cambia almeno fino a fine anno. Probabilmente sarà la riunione del Fomc del 18 dicembre, l'ultima di Ben Bernanke, a svelare i nuovi orientamenti visto che a metà ottobre resta da risolvere il nodo del debt ceiling (il tetto all'indebitamento) negli Usa. Intanto il dollaro si indebolisce e l'euro si rafforza.

Come ricorda anche Ubs, il mancato "tapering" della Fed porta a rivedere le previsioni sul dollaro. L'indebolimento del biglietto verde potrebbe spingere la moneta unica ai massimi dell'anno intorno a 1,37. La mina del supereuro potrebbe zavorrare la già debole crescita del Vecchio Continente. La palla adesso passa a Draghi: la Bce si riunirà il 2 ottobre. Cosa deciderà per frenare il cambio?

La Fed è apparsa molto allarmata del repentino rialzo dei tassi, una mina per la ripresa. A livello internazionale, l'incremento più significativo che si è verificato negli ultimi mesi è stato l'incremento dei rendimenti del bond decennale di riferimento Usa (T-note) e in minima parte del Bund tedesco. Sono i due titoli di Stato più sicuri, la cui domanda è balzata durante la fase più acuta della crisi schiacciando i rendimenti. Era quindi fisiologica un'inversione: da marzo a oggi lo yield del decennale Usa è passato dal 2 al 3%, mentre per esempio quello del BTp ha registrato una flessione, passando dal 4,8% al 4,4% confermando che è improprio parlare genericamente di rialzo dei tassi. Nella fattispecie italiana esiste, infatti, una variabile Paese legata al rischio politico e alla mancata crescita.

Per il risparmiatore tipo americano questo rialzo dei tassi si fa già sentire: i mutui sono più onerosi e le ultime statistiche del settore immobiliare indicano una frenata. Ovviamente con i tassi in aumento cresce la remunerazione sui titoli di Stato da acquistare. Per il risparmiatore italiano, come abbiamo visto, il discorso non è perfettamente sovrapponibile.

L'aumento dei rendimenti sui titoli decennali sta avvenendo in un contesto di tassi di riferimento vicino allo zero da parte delle Banche centrali (Fed e Bce in testa). Esiste un collegamento tra le due variabili?

«Sicuramente - spiega Chiara Manenti, strategist del servizio Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo - esiste una correlazione che passa dal rendimento dei titoli a breve. Quando la Banca centrale comincia ad alzare i tassi, i titoli a breve lo incorporano. Oggi il mercato sconta un futuro aumento dei tassi di riferimento della Fed a partire dalla metà del 2015 e quindi i rendimenti a breve sono particolarmente compressi. Per capire le evoluzioni future della Banca centrale sarà necessario seguire con attenzione le future aspettative su inflazione e disoccupazione».

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