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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2012 alle ore 19:21.

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«Siamo in una situazione gravissima». Il presidente della Bce Mario Draghi, nelle vesti di presidente dell'autorità europea per i rischi sistemici, non nasconde i suoi timori sulla crisi dell'Eurozona in audizione davanti alla commissione economico-finanziaria dell'Europarlamento. «Quando il mio predecessore Jean-Claude Trichet si è rivolto a questa commissione a ottobre - ha ricordato Draghi nel suo intervento a Strasburgo - ha detto che questa crisi aveva raggiunto dimensioni sistemica. Da allora è peggiorata, la situazione è molto grave e non dobbiamo assolutamente nasconderlo».

L'austerity si farà sentire sull'economia
Il presidente della Bce sottolinea come «negli ultimi mesi del 2011 la situazione di incertezza dei debiti sovrani (recentemente certificata dall'ondata di declassamenti da parte di S&P), insieme con le prospettive di crescita stagnante, hanno portato a distorsioni gravi dell'economia reale». Le misure di austerità varate dai governi europei comporteranno una contrazione «nel breve termine».

Attenzione alla crescita
Tuttavia non ci sono alternative al consolidamento di bilancio secondo il presidente della Banca centrale europea. Per contrastarli, Draghi auspica che i governi mettano a punto «riforme strutturali per aumentare la competitività, rafforzare la crescita e creare posti di lavoro». Insomma non solo rigore. «Non ci può essere stabilità senza crescita e non ci può essere crescita senza la sostenibilitá dei conti pubblici» ribadisce a più riprese. Nel suo intervento peraltro riconosce «gli sviluppi incoraggianti» emersi dalle politiche dei governi dell'eurozona per il consolidamento dei conti pubblici.

Più concorrenza nel mercato del rating
«Non manca un accenno alle agenzie di rating. «Dobbiamo imparare a vivere non senza di loro, ma con loro - dice il presidente della Bce - dando un potere molto più limitato di quello che hanno attualmente». Il numero uno dell'Eurotower invoca inoltre maggiore concorrenza in un mercato, quello del rating, dominato da tre società (Moody's, S&P e Fitch ndr.). Proprio mentre S&P annuncia il declassamento del fondo salva stati Efsf. Draghi spiega inoltre che per il fondo salvastati potrebbe essere necessario «un contributo aggiuntivo da parte dei paesi a tripla A». Il presidente non sapeva che il rating dell'Efsf era effettivamente appena stato ridotto da Standard & Poor's. «Se non manterrà la tripla A - osserva rispondendo alla domanda di un deputato Ue - o presterà di meno, o lo farà a un tasso più elevato. Oppure manterrà lo stesso livello di rating e la stessa capacità di prestito, ma per questo serviranno contributi aggiuntivi da parte di paesi a tripla A».

Rischi per le banche dal rifinanziamento in dollari
Quanto alla situazione del settore bancario, Draghi lancia l'allarme sulle tensioni sul finanziamento in dollari che «può minare la solvibilità nell' Ue». I finanziamenti in dollari sono un fattore di rischio e potrebbero spingere «il rischio di azzardo morale» per le banche europee raccomandando ai supervisori nazionali «di monitorare da vicino il finanziamento ed i rischi di liquidità in dollari delle banche e, quando appropriato, limitare tali rischi prima che raggiungano un livello eccessivo».

Le banche si rafforzino con aumenti di capitale
Parlando delle raccomandazioni dell'Eba, l'autorità bancaria europea che ha imposto un rafforzamento patrimoniale al settore del credito, Draghi auspica che vengano «attuate principalmente attraverso un aumento dei livelli di capitale». Bisogna insomma evitare il rischio di «un processo disordinato ed eccessivo di deleveraging». Cioè che le banche, per rafforzare il proprio patrimonio, riducano i finanziamenti alle imprese. Un fenomeno che tuttavia sarebbe già in atto in alcune parti del sistema, come ricorda lo stesso Draghi.

Più liquidità al sistema con le maxi-aste Bce
Il presidente della Bce difende poi la maxi iniezione di liquidità alle banche messa in atto con le recenti aste di rifinanziamento a 36 mesi. «Siamo soddisfatti, le banche che ridepositano alla Bce la liquidità (proprio oggi i depositi hanno segnato un nuovo record ndr.) non sono sempre le stesse che l'hanno ottenuta con le nostre operazioni, in effetti c'é più liquidità in circolazione». Draghi aggiunge inoltre che è prematuro tirare delle conclusioni sull'effetto dell'operazione a sostegno della liquidità perché «deve passare del tempo perché le iniezioni di liquidità si trasferisca sul livello di credito» delle banche all'economia. (An. Fr.)

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