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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2014 alle ore 18:31.
Chi si ferma è perduto. Deve essere uno dei motti più cari a Mark Zuckerberg, il giovanissimo padre di Facebook che non riesce a stare fermo neanche un attimo. Qualche settimana fa ha acquistato WhatsApp, staccando un assegno da 19 miliardi di dollari. Ora si appresta a trasformare Facebook in una sorta di banca virtuale. Una mossa abbastanza prevedibile, secondo i più maliziosi che già parlano di FaceBank. Una mossa probabilmente obbligata, nell'infinito duello con Google che già da tempo ha aperto le porte ai servizi di transazione finanziaria con l'introduzione di Google Wallet.
Ora, col suo miliardo e mezzo di utenti, Facebook si approccia al mondo finanziario con una potenza impressionante. Come questa potenza possa essere tradotta in business, in ulteriore danaro, ci vorrà tempo per capirlo.
Intanto c'è la certezza (la notizia la riporta il Financial Times) che Zuckerberg abbia già presentato richiesta di autorizzazione all'Irlanda per offrire un servizio di deposito virtuale agli utenti Facebook. E da quanto si apprende nel giro di qualche settimana l'autorizzazione arriverà. Cosa succederà, dunque, a Facebook? Diventerà una banca? La risposta è più o meno, anche se è più giusto dire che sarà qualcosa di simile.
Zuckerberg ha idea di introdurre, per ogni profilo, la possibilità di avere un portafoglio elettronico attraverso il quale sarà possibile concludere vere e proprie transazioni. Non è ancora chiaro se la valuta sarà qualcosa di simile ai bitcoin o rimarrà quella reale. Di certo c'è che i flussi di danaro saranno reali, e l'idea più vicina è certamente quella del money transfer. I rumors più attendibili, infatti, parlano della volontà del gruppo dirigente di Facebook di diventare il collante finanziario più diffuso fra i migranti e le loro famiglie.
Zuckerberg pare abbia voglia di cannibalizzare in poco tempo le compagnie di money transfer, distruggendo il mercato con tariffe molto più basse. E con la potenza di un mostro social come Facebook il compito potrebbe essere molto più semplice del previsto. Anche perché nel rapporto fra persone lontane, il social network di Zuckerberg non teme rivali. Se in una chat fra due familiari che vivono lontani si inserisce la possibilità di scambio di danaro fra questi, la probabilità che la transazione avvenga è sicuramente molto alta.
A favore dell'operazione giocherebbe la comodità del click. L'intuizione, inutile dirlo, è geniale, se si considera che nel 2013 solo dall'Italia sono "partiti" verso il paese d'origine degli immigrati che lavorano nel nostro Paese ben 7 miliardi di euro.
In virtù di questo nuovo business, Facebook pare abbia già messo nel mirino tre start up inglesi che offrono servizi internazionali di trasferimento denaro online e via smartphone. Si tratta di Azimo, TransferWise e Moni Technologies. Zuckerberg è già col libretto degli assegni in mano. Ovviamente da Palo Alto si sono eclissati in un rumororissimo «no comment» che sa tanto di conferma ufficiale.
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