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Un sistema da rifondare

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FRA CALCIO SCOMMESSE E DIRITTI TV

Un sistema da rifondare

Come ogni estate, il Calcio italiano Spa viene investito da indagini su presunte combine e irregolarità che ne deturpano l’immagine e ne insidiano i, sia pur timidi, tentativi di rinascita. Da Catanzaro ieri è partita una nuova inchiesta sul calcioscommesse e su infiltrazioni mafiose fra club di Lega Pro e Dilettanti.

Nella stessa giornata le Fiamme Gialle hanno ispezionato gli uffici di Lega, Infront, Sky e Mediaset per i sospetti “postumi” dell’Antitrust sull’esistenza di un cartello fra le pay tv italiane. Postumi, in quanto, l’intesa sull’assegnazione dei diritti tv per il triennio 2015/18 che ha garantito ai 20 team della Serie A 1,2 miliardi (+20%) a stagione, un anno fa era stata già battezzata dalla stessa Authority e dall’Agcom. “Continuiamo così, facciamoci del male!”, verrebbe da dire citando Nanni Moretti.

Il Calcio italiano Spa ha accumulato ritardi spaventosi rispetto alla Premier League e alla Bundesliga, con le quali rivaleggiava ad armi pari fino a dieci anni fa. Specchio fedele del Paese, il football tricolore ha sperperato i lauti introiti delle tv in ingaggi favolosi, senza investire su gli stadi (che hanno una medi a di 63 anni) e sui vivai, e senza darsi un’organizzazione aziendale moderna. Chi lo ha fatto (Juventus, Udinese) oggi ne raccoglie i frutti. Chi è rimasto fermo a rimirare bacheche sempre più impolverate è fallito (oltre 100 club negli ultimi 15 anni) o ha dovuto issare bandiera bianca e svendere agli stranieri.

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