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Consumo di suolo, altri 52 kmq persi nel 2017, siamo al 7,65% del territorio italiano

di A.A.

Continua senza sosta il processo di consumo di suolo in Italia, pur stabilizzandosi a 2 metri quadrati al secondo. Nel corso del 2017 le aree coperte da edifici o infrastrutture sono aumentate di altri 52 chilometri quadrati, arrivando a coprire il 7,65% del totale del territorio italiano (dal 7,63% del 2016).
Le Regioni con la maggiore quota “occupata” sono la Lombardia (12,99%), il Veneto (12,35%), la Campania (10,36%), l'Emilia Romagna (9,87%), mentre quelle con minore consumo sono la Valle d'Aosta (2,91%), la Basilicata (3,4%), la Sardegna (3,75%), il Molise (4,06%), l'Abruzzo (5,08%),
Lo rileva l' Ispra (ministero Ambiente), nei dati del Rapporto ISPRA-SNPA sul “Consumo di Suolo in Italia 2018” presentati il 17 luglio alla Camera dei Deputati.

Tra nuove infrastrutture e cantieri (che da soli coprono più di tremila ettari), si invadono aree protette e a pericolosità idrogeologica sconfinando anche all'interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio - coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne – soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l'8% della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di 7,65%).
La superficie naturale si assottiglia di altri 52 km2 negli ultimi 365 giorni. In altre parole, costruiamo ogni due ore un'intera piazza Navona.
Anche se la velocità si stabilizza ad una media di 2 metri quadrati al secondo, quella registrata è solo una calma apparente: i valori, oltre a non tener contro di alcune tipologie di consumo considerate nel passato, sono già in aumento nelle regioni in ripresa economica come accade nel Nord-Est del Paese. Tutto questo ha un prezzo, la cifra stimata supera i 2 miliardi di euro all'anno.

In questa edizione, l'Istituto aggiorna i dati e approfondisce gli studi analizzando anche il territorio compromesso dai cantieri all'interno delle aree vincolate.
Quasi un quarto (il 24,61%) del nuovo consumo di suolo netto tra il 2016 e il 2017, avviene all'interno di aree soggette a vincoli paesaggistici. Di questo, il 64% si deve alla presenza di cantieri e ad altre aree in terra battuta destinate, in gran parte, alla realizzazione di nuove infrastrutture, fabbricati - non necessariamente abusivi - o altre coperture permanenti nel corso dei prossimi anni. I nuovi edifici,già evidenti nel 2017, soprattutto nel Nord Italia, rappresentano il 13,2% del territorio vincolato perso nell'ultimo anno.

Spostandosi sul fronte del dissesto idrogeologico, il 6% delle trasformazioni del 2017 si trova in aree a pericolosità da frana – dove si concentra il 12% del totale del suolo artificiale nazionale – ed oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica media.
Il consumo di suolo non tralascia neanche le aree protette: quasi 75 mila ettari sono ormai totalmente impermeabili, anche se la crescita in queste zone è ovviamente inferiore a quella nazionale (0,11% contro lo 0,23%). La maglia nera delle trasformazioni del suolo 2017 va al Parco nazionale dei Monti Sibillini, con oltre 24 ettari di territorio consumato, seguito da quello del Gran Sasso e Monti della Laga, con altri 24 ettari di territorio impermeabilizzati, in gran parte dovuti a costruzioni ed opere successive ai recenti fenomeni sismici del
Centro Italia. I Parchi nazionali del Vesuvio, dell'Arcipelago di La Maddalena e del Circeo sono invece le aree tutelate con le maggiori percentuali di suolo divorato.

In linea generale, nell'ultimo anno la gran parte dei mutamenti del suolo (81,7%) è avvenuta in zone al di sotto dei 300 metri (il 46,3% del territorio nazionale). La densità maggiore rispetto alla media nazionale si trova nelle aree costiere, dove l'intensità del fenomeno è più alta rispetto al resto del territorio (2,33 contro 1,73 m2/ha), nelle aree a pericolosità idraulica e nelle aree a vincolo paesaggistico (coste, laghi e fiumi).

A livello provinciale, al centro e nel Nord Italia si concentrano le province con l'incremento più alto nel 2017. Sissa Trecasali (Parma), con una crescita che supera i 74 ettari, è il comune italiano che ha costruito di più nell'ultimo anno, principalmente a causa della realizzazione della nuova Tirreno-Brennero.

Tutto questo ha un prezzo e ammonta a circa 1 miliardo di euro se si prendono in considerazione solo i danni provocati, nell'immediato, dalla perdita della capacità di stoccaggio del carbonio e di produzione agricola e legnose degli ultimi 5 anni. La cifra aumenta, se si considerano i costi di circa 2 miliardi all'anno, provocati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi ecosistemi che il suolo naturale non potrà più garantire in futuro (tra i quali regolazione del ciclo idrologico, dei nutrienti, del microclima, miglioramento della qualità dell'aria, riduzione dell'erosione).

Tre infine gli scenari al 2050 (data stabilita a livello europeo per l'azzeramento del consumo di suolo) ipotizzati dall'ISPRA: il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050. Il secondo, stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km2 nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell'ultimo anno. Nel terzo scenario si arriverebbe a superare gli 8mila km2 ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni. Sarebbe come
costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.

IL MINISTRO DELL’AMBIENTE SERGIO COSTA: APPROVIAMO LA LEGGE CONTRO IL COMSUMO E INSERIAMO IL BILANCIO ECOLOGICO
«Serve una nuova legge per difendere il suolo dal consumo e dallo spreco. Partiamo dal buon lavoro fatto nella scorsa Legislatura», con «una legge che era prossima all'approvazione e che è stata guardata con positività da tutto l'arco costituzionale; non ci sono steccati quando si parla di ambiente, appartiene a tutti quanti noi. Io vorrei, ma il Parlamento poi valuterà, che fosse inserito il concetto di bilancio ecologico preventivo rispetto alle autorizzazioni che
si danno per le cementificazioni o costruzioni». Lo afferma il ministro dell'Ambiente Sergio Costa parlando di 'tagliando' a quel provvedimento, intervenendo alla presentazione del nuovo rapporto sul consumo di suolo dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
«Vuol dire, in buona sostanza - spiega - valutare quanto costa al cittadino», sia da un punto di vista “ecologico” che “sociale, cementificare o comunque costruire qualcosa di nuovo. Se ha un costo, va valutato il 'peso' ecologico sul territorio” e non soltanto da un punto di
vista “giuridico e amministrativo”.
«Noi con questi ritmi - osserva Costa - non ci possiamo più permettere di cementificare un Paese fragile come l'Italia, il che non vuol dire che non si deve fare più niente ma andare a
vedere tutto quello che nelle città», per esempio, è «recuperabile, prima ancora di ciò che deve essere fatto di nuovo, perché se ci sono degli spazi sprecati dovremmo
utilizzare prima quelli»

LEGAMBIENTE: APPROVARE LEGGE
«Auspichiamo che si arrivi al più presto alla definizione di norme precise per fermare il cemento selvaggio, a partire dall'approvazione non più rimandabile di una legge nazionale contro il consumo di suolo, approvata nella scorsa legislatura alla Camera e poi stoppata in Senato, e che vi sia un cambio delle politiche a tutela delle coste per intercettare quel turismo di qualità e far fronte ai cambiamenti climatici». Lo dichiara Damiano Di Simine, responsabile suolo Legambiente, commentando il rapporto dell'Ispra.
«Dopo sette anni di inconcludenti discussioni di progetti di legge mai approdati al voto definitivo - aggiunge Di Simine - auspichiamo che il Parlamento in carica calendarizzi al più
presto la discussione dei progetti di legge già depositati per arrivare al più presto all'approvazione della legge contro il consumo di suolo. Il consumo di suolo si può fermare se da un lato si mettono in campo azioni di tutela e dall'altro se rendiamo più semplice e conveniente economicamente intervenire per riqualificare periferie e edifici degradati e dismessi, mobilitando in questo modo progetti pubblici e risorse private».

DEPUTATI M5S, TRA NOSTRE PRIORITÀ LOTTA A CONSUMO SUOLO
«Tra le priorità del Movimento 5 Stelle e del Governo del cambiamento c'è lo stop alla
cementificazione e alla costruzione incontrollata di infrastrutture stradali, parcheggi e magazzini che sprecano e consumano suolo pubblico. Dobbiamo mettere un freno e puntare
sul recupero di spazi inutilizzati e abbandonati». Lo spiegano i deputati M5S in commissione Ambiente commentando i dati Ispra sul consumo di suolo in Italia.
«Il Rapporto Ispra evidenzia un aumento del consumo di suolo di circa 5.200 ettari, una cifra spaventosa che continua a crescere sempre più - aggiungono i deputati pentastellati -.
Come ha ribadito il ministro Costa, serve una nuova legge per difendere il suolo da consumo e spreco, due cose complementari, ma entrambe negative. Partendo dal buon lavoro fatto nella scorsa legislatura, faremo in modo che ogni autorizzazione a costruire passi preventivamente da una approfondita valutazione dei possibili impatti».

BRAGA (PD), CORSIA PREFERENZIALE PER LEGGE CONSUMO DEL SUOLO
«Il Rapporto Ispra conferma l'esigenza di dare al Paese una legge nazionale sul consumo di
suolo, che tenga insieme l'aspetto parallelo della riqualificazione dell'esistente; una legge che tenga conto del quadro europeo (consumo di suolo zero al 2050) e del riparto di
competenze tra Stato e Regioni». Lo ha scritto in una nota la deputata Pd Chiara Braga.
«Nella scorsa legislatura la Camera ha approvato in prima lettura una legge di cui sono stata relatrice - ha aggiunto Braga -. Il testo è certamente migliorabile con il contribuito
di tutti i gruppi parlamentari. Per il Pd è prioritario ripartire da dove siamo rimasti. Se per il ministro Costa questa legge è una priorità, noi mettiamo a disposizione questo testo, che può avere un canale privilegiato per la calendarizzazione in aula. Per questo chiederemo subito di calendarizzare la nostra proposta in commissione Ambiente; possiamo discuterla e
approvarla in tempi molto rapidi e dare così una risposta concreta a una necessità che anche il Rapporto presentato oggi da Ispra ci dice essere urgente».

Il rapporto Ispra integrale

La sintesi del rapporto Ispra

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