Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2012 alle ore 11:12.

My24

Dalla "rupture" liberale alla tassa sugli espatriati fiscali: la campagna per le presidenziali del 2012 ha posto fine al sogno di una Francia meno social-gollista. In febbraio, il presidente uscente ha rinnegato la serata del 6 maggio 2007 al Fouquet's, il ristorante chic dei Campi Elisi, dove aveva festeggiato la vittoria. «Non ritornerei in quel ristorante, perché ne è seguito un romanzo a puntate», ha spiegato Sarkozy: la vacanza sullo yacht di Vincent Bolloré, il soggiorno americano nella lussuosa villa a Wolfeboro, le lodi a Tony Blair, il "bouclier fiscal" (il tetto al 50 per cento all'imposizione globale del contribuente), la detassazione degli straordinari.

I socialisti lo accusavano di essere il "presidente dei ricchi". Ma tutto lasciava pensare che un presidente più disinvolto con il denaro avrebbe guidato una Francia più disinibita, dove il successo economico non sarebbe più stato considerato un peccato sociale maggiore. Invece, causa crisi e populismo elettorale, i ricchi sono tornati a essere oggetto di una stigmatizzazione politica unanime.

«Non mi piacciono i ricchi», ha spiegato François Hollande dopo aver vinto le primarie del Partito socialista. Una delle principali misure del suo programma è l'aliquota del 75 per cento sui redditi sopra 1 milione di euro. Per contrapporsi al "coté bling bling" di Sarkozy, Hollande si è ritagliato un'immagine ordinaria e seria, da "presidente normale". Eppure l'avversario del "presidente dei ricchi" è pieno di sostenitori ricchi. Come il trio, proprietario del quotidiano Le Monde, formato da Pierre Bergé (milionario dell'arte), Matthieu Pigasse (banchiere) e Xavier Niel (gruppo di telecomunicazioni Free).

O Claude Perdriel, altro milionario editore. Hollande è stato testimone di nozze di Brigitte Taittinger dell'omonimo champagne. Sui banchi dell'università, ha conosciuto Anne-Claire Taittinger (Carrefour), Emmanuel Macron (Rothschild) e Henri de Castries (AXA). Per scoprire i milionari amici di Sarkozy basta consultare la lista degli invitati al Foquet's: Bernard Arnault, Martin Bouygues, Serge Dassault, Vincent Bolloré, Antoine Bernheim, Albert Frère, Jean-Claude Decaux, oltre alle star dello spettacolo come Johnny Hallyday. Alcuni sono esiliati in Belgio e Svizzera per evitare di pagare l'imposta patrimoniale. Se rieletto, Sarkozy ha promesso di imporre una tassa speciale su chi è espatriato per ragioni fiscali. A fine mandato, il presidente ha ridotto i bonus ai banchieri e abolito il "bouclier fiscal". La tassa sulle transazioni finanziarie è diventata un leitmotiv della campagna.

Dimenticato il blairismo, Sarkozy si presenta come un "presidente protettore" e protezionista. A ogni dibattito sulle presidenziali «ricevo telefonate di francesi installati all'estero che vogliono rinunciare alla nazionalità», dice un avvocato fiscalista con base a Bruxelles e Ginevra. Tra il 2008 e il 2012 la Francia è passata dal 48esimo al 67esimo posto nella classifica delle libertà economiche della Heritage Foundation. Ma c'è una "exception culturelle": i ricchi vanno sempre a braccetto con il potere. La famiglia Bettencourt, erede del gruppo L'Oréal e protagonista di uno degli scandali del primo mandato Sarkozy, da sempre finanzia a piene mani sia la destra che la sinistra. Come dire che chiunque sia all'Eliseo, per i milionari è meglio esserne amici.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi