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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2013 alle ore 06:39.

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Resta utile il rito dei vertici periodici fra i leader dell'Unione



In questi giorni è in corso un altro vertice europeo a Bruxelles e i capi di Governo europei discutono di come far ripartire l'economia. Ma pensate che possano davvero fare qualcosa? Credete che servano veramente ancora a qualcosa questi vertici? O servono solo a far fare ai politici delle passerelle davanti alle telecamere tra bandiere e tappeti rossi? Con i mezzi tecnici che ci sono adesso non sarebbe meglio fare una teleconferenza e devolvere tutti i costi dei viaggi e degli alberghi di questi signori e dei loro seguiti in sussidi per la disoccupazione o per creare nuove imprese? Tanto Angela Merkel e compagnia si sono già incontrati tante volte e non mi pare che l'economia europea ne abbia beneficiato granché.
Ludovico Tonini
Torino
Caro Tonini, a prima vista lei ha perfettamente ragione. Da quando è scoppiata la crisi dell'euro si sono molltiplicati i vertici europei ma non la ricerca di soluzioni costruttive e concrete per tutti, soprattutto per il rilancio di crescita e occcupazione. Detto questo, ritengo che i vertici restino utili perché permettono ai leader dell'Unione europea di incontrarsi, conoscersi e frequentarsi con una certa assiduità. In un'Europa sempre più estranea a se stessa e malata di crescenti diffidenze reciproche, potrebbe essere pericoloso spezzare anche il tenue filo di questi periodici incontri collettivi.
Il Papa che vorrei
Vorrei un Papa che vestisse il suo cuore con il saio di San Francesco, e pure dovendo portare al dito l'anello d'oro, sentisse le sue mani nude e prive di ogni ricchezza terrena. Vorrei un Papa che, pur viaggiando in auto comode e con l'aereo noleggiato per lui, mai dimenticasse i lavoratori pendolari di tutto il mondo che per guadagnarsi il pane sono costretti quotidianamente a viaggiare in condizioni spesso disumane, pressati come sardine. Vorrei un Papa che quotidianamente scuotesse le coscienze dei "poteri politici" incitandoli ad operare per il bene comune e non per il proprio tornaconto. Vorrei un Papa impegnato affinché nessun prepotente calpestasse la dignità di alcun essere vivente. Un Papa che uscisse molto più spesso dai suoi appartamenti per essere fisicamente vicino a tutti gli operai costretti a vivere all'addiaccio per tentare di salvare quel posto di lavoro indispensabile per quel che serve a una vita decorosa.
Raffaele Pisani
Catania
L'esempio del Santo Padre
Il nuovo Papa porterà il nome del frate di Assisi per regnare sullo Stato del Vaticano e sui cattolici. Ovviamente la scelta del nome Francesco è un buon auspicio affinché egli riconduca la Chiesa ai valori antichi e al suo ruolo di guida di spiritualità. Noi italiani siamo a corto di guide: impariamo dalla lezione che ci viene dal Conclave. Un nome nuovo, fuori dal coro, per un cambiamento radicale, forte, epocale. Quello che serve al nostro Paese per uscire dalle secche della crisi economica e morale.
Lettera firmata
Milano
Il Teatro lirico di Trieste
In merito all'articolo "La rinascita del Teatro San Carlo", pubblicato sul Sole 24 Ore del 13 marzo, laddove si scrive che "il San Carlo diventa modello di gestione virtuosa ... in un panorama generale molto negativo, con Bari e Trieste commissariati e molti altri Teatri in profonda crisi", precisiamo che la Fondazione lirica Teatro Verdi di Trieste è uscita dal Commissariamento di cui erano incaricati, dal ministro Ornaghi, il commissario straordinario Claudio Orazi e il sub commissario Paolo Marchesi il 24 ottobre 2012. Il ministro ha chiuso il commissariamento del Verdi di Trieste visti i risultati economici e finanziari della gestione commissariale che hanno portato alla chiusura in pareggio dell'esercizio 2011. Il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione triestina con delibera consigliare dell'8 novembre 2012 ha nominato all'unanimità sovrintendente Claudio Orazi, riconfermando così la persona e la linea di gestione iniziata con il commissariamento.
Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi
Trieste

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