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Primo effetto delle “tutele crescenti”

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l’analisi

Primo effetto delle “tutele crescenti”

In un mercato del lavoro in profonda sofferenza, cresce progressivamente la percentuale di assunzioni fatte con il contratto a tempo indeterminato, a scapito di apprendistato e contratti a termine.

L’osservatorio Inps segnala come nel primo trimestre la quota di assunzioni con rapporti stabili sia passata dal 36,61% del 2014 al 41,84%. Un altro dato su cui riflettere riguarda quel 57% di assunzioni a tempo indeterminato (calcolato sul totale delle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato) che a marzo beneficia dello sconto contributivo (fino a 8.060 euro l'anno, per la durata di tre anni) introdotto dalla legge di stabilità 2015. Considerando che a gennaio questa percentuale si fermava al 31,99% e a febbraio al 47,51%, si tratta di un andamento crescente. Tradotto in cifre, le richieste di beneficiare della decontribuzione avanzate dalle imprese ammontavano a 600mila euro a gennaio, a 14,2 milioni a febbraio, e hanno raggiunto quota 140,2 milioni di euro a marzo.

A giudicare da questi numeri, il contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs act e operativo dallo scorso 7 marzo, sembra avere avuto un buon grado di appeal tra le imprese. Resta da capire se a queste richieste si concretizzeranno nei mesi successivi. Potrebbe infatti ripetersi il fenomeno già visto per la cassa integrazione dove, a causa delle preoccupazioni delle imprese che temono possano terminare le risorse disponibili, il “tiraggio” - ovvero l’effettivo utilizzo delle risorse - corrisponde grosso modo alla metà delle cifre richiste. Peraltro rispetto al primo trimestre 2014 l’aumento complessivo di assunzioni per 49.972 unità è accompagnato dal calo delle cessazioni dei rapporti di lavoro di 135.684 unità, portando il saldo occupazionale in positivo (185.656 unità).

Va tuttavia ricordato che quelli dell’Inps sono dati provvisori e soggetti ad essere continuamente aggiornati, la platea riguarda i soli lavoratori dipendenti (esclusi pubblico impiego gestione ex Inpdap, lavoratori domestici e operai agricoli). Si tratta quindi di dati “qualitativi” relativi ai flussi del mercato del lavoro, mentre per avere dati “quantitativi” è utile leggere il campione Istat relativo all’intero stock di occupati e disoccupati, che a marzo segnalava un tasso di occupazione in calo dello 0,1% (al 55,5%) ed un tasso di disoccupazione in aumento dello 0,5% (al 13%) rispetto allo stesso mese del 2014.

Bisognerà attendere il dato di inizio giugno dell’Istat per avere un quadro più preciso del mercato del lavoro, nel frattempo i dati delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro e le rielaborazioni dell’Inps rappresentano un’indicazione utile per capire in che direzione di marcia si sta procedendo. Siamo in presenza soprattutto di un cambiamento di equilibri tra le tipologie contrattuali perché, complici gli incentivi economici del governo Renzi, molti contratti precari si stanno trasformando in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, senza che vi siano ancora effetti sull’occupazione.

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