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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2014 alle ore 10:09.

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Un’impresa su quattro è capitanata da una donna e il valore aggiunto totale prodotto ammonta a 280 miliardi di euro l’anno. La media però nasconde risultati diversi a seconda dei settori. Dall’indagine di Red-Sintesi sul oltre 70 distretti emerge che roccaforti femminili sono il tessile, dove le quote rosa superano il 44%, il settore di pelli e calzature al 32% e quello alimentare al 29 per cento.
Sono il distretto dell’abbigliamento della Valle del Liri, nel Lazio, e quello tessile della Maiella, in Abruzzo, i due “fortini” dell’imprenditoria femminile: qui le donne al timone delle aziende superano gli uomini con un’incidenza percentuale del 56,3% e del 52,8 per cento.
Le quote rosa sono “pesanti” anche in altri comparti: si arriva al 40% tra i produttori di pelli, cuoio e calzature del Valdarno Superiore (Toscana) e al 37% nell’agroindustria di San Benedetto del Tronto (Marche).

E l’avanzata si registra anche in realtà più maschili, come il mobile della Brianza, la sedia del Friuli, la metalmeccanica ed elettronica del Lecchese e Canavese (si veda l’infografica a lato). In Basilicata i due distretti dell’agroalimentare sono roccaforti femminili e in Campania si distinguono cinque aree con un peso delle donne superiore alla media nazionale, che nel settore manifatturiero è pari al 24%. In generale, poi, le “capitane d’azienda” originano un valore aggiunto annuo di 280 miliardi di euro (dato ottenuto in base al numero di imprese femminili totali al 30 settembre 2014).
I risultati emergono dal report realizzato dal centro studi Red-Sintesi per Il Sole 24 Ore su oltre 70 distretti produttivi in tutto il territorio nazionale. Utilizzando la banca dati di Infocamere aggiornata al terzo trimestre 2014, sono state analizzate, per genere, le persone fisiche titolari di cariche nelle imprese attive registrate alle Camere di commercio.
Nel complesso, su un arco di 5 anni, si evidenzia una maggiore presenza di donne tra i soci: sono il 38% del totale, in crescita dell’1,1% rispetto al 2009.

Raggruppando i distretti per settore, a “vincere” sono tessile e abbigliamento (quote rosa al 44%), confezionamento di pelli e calzature (32%), industria agroalimentare (29%).
Sul territorio, invece, a dominare sono Toscana e Veneto, mentre il Sud “batte” il Nord nell’agroalimentare: in particolare nei distretti del Vulture e del Metapontino (Basilicata) il peso femminile è in aumento.
«Le quote rosa - spiega Catia Ventura, ricercatrice di Red - aumentano anche nei distretti produttivi di Parma e del San Daniele, in Friuli, nonostante la recessione abbia lasciato segni pesanti. Nell’area veneta del prosecco di Valdobbiadene e Conegliano, invece, malgrado la bassa incidenza della componente femminile, il trend degli ultimi anni è positivo (+14,5%, ndr)».

La crisi ha penalizzato anche il settore dell’abbigliamento, ma le donne si sono difese meglio degli uomini. Ne sono un esempio la realtà di Prato, il tessile abbigliamento di Santa Croce sull’Arno e di Casentino-Val Tiberina, dove a lievi cali delle imprenditrici hanno corrisposto maggiori default tra gli uomini.
La stessa situazione si registra nei distretti del settore calzaturiero: le donne resistono nel Valdarno Superiore e a San Mauro Pascoli (Emilia-Romagna), dove si sono verificati piccoli incrementi contro la diminuzione dei maschi, trend che stanno alimentando l’effetto “sostituzione”.
Nel mobile la maggior presenza femminile è nel distretto friulano della sedia (22,8%), mentre il settore della meccanica e dell’elettronica - malgrado sia storicamente “dominato” dai maschi -, ha quote rosa importanti nel Canavese e nella metalmeccanica del Lecchese (intorno al 22%).

Tra le altre manifatture si segnala il settore orafo ad Arezzo e a Valenza, dove è sempre più ampia la platea di donne al comando.
Situazione opposta nell’occhialeria di Belluno: si sono persi due punti in percentuale e la contrazione delle imprenditrici è stata più pesante.
«In generale – conclude Lorraine Berton, presidente della sezione occhialeria di Confindustria Belluno Dolomiti – l’imprenditoria femminile nel nostro territorio mostra segnali contrastanti, con una decisa crescita tra il 2003 al 2005, seguita da un declino sino al 2010 e da una nuova inversione di tendenza a partire dal 2011».

francesca.barbieri@ilsole24ore.com

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