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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2012 alle ore 10:04.

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Da un lato la certificazione dei crediti verso la pubblica amministrazione, dall'altro il pagamento dei crediti vantati verso la Pa mediante titoli di Stato, e comunque a richiesta delle aziende creditrici.
La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di ieri (n.143/2012) dei due decreti datati 22 maggio del Mef sblocca capitoli nodali nei travagliati rapporti commerciali tra lo Stato e il mondo delle imprese.

Il primo provvedimento stabilisce le modalità, anche telematiche, per ottenere dalla Pa la certificazione dei crediti vantati per forniture e servizi: entro 60 giorni dalla presentazione della domanda, la pubblica amministrazione certificherà che l'impresa ha un diritto certo, liquido ed esigibile verso lo Stato. Una "ammissione", questa, che potrà permettere alle aziende creditrici di negoziare i titoli soprattutto con le banche e con gli intermediari finanziari, smontando quel circuito vizioso che strangola la liquidità delle imprese e, insieme, la possibilità di ottenere credito.

Il secondo decreto pubblicato ieri, con il corredo della Circolare n.23 del Mef, dà invece il via alle procedure per farsi pagare i crediti per forniture e servizi alla Pa in titoli di Stato. Per questa opzione le imprese avranno però tempi strettissimi: giovedì 28 giugno le domande di "conversione" del pagamento dovranno essere inoltrate alle amministrazioni debitrici.

Le domande per l'assegnazione di titoli di Stato fino all'importo del credito dovuto – ma comunque superiore a 1.000 euro – devono essere presentate sul modello allegato al decreto del Mef del 22 maggio scorso, modello che può essere scaricato dai siti del ministero (www.mef.gov.it; www.dt.tesoro.it; www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I).
Per essere inserite nelle graduatorie dei pagamenti, che rispondono peraltro a precisi criteri di anzianità del credito e di contabilizzazione, le imprese dovranno indicare una serie di dati anagrafici e fiscali, l'amministrazione debitrice, l'ammontare del credito, l'importo del credito già eventualmente compensato, gli estremi del titolo del credito (per esempio, le fatture emesse) e, non ultimo, l'indicazione della banca di accredito dei titoli e il conto intermediario presso Monte Titoli (la mancanza di quest'ultima informazione comunque non pregiudica il pagamento del credito).

In sostanza, quindi, si tratta di una autocertificazione – da presentare in modo completo entro giovedì 28 giugno – a cui nei tre mesi successivi le amministrazioni statali debitrici affiancheranno un'istruttoria interna per verificare la correttezza dei dati, la sussistenza dei requisiti di liquidità ed esigibilità (i debiti devono essere già stati contabilizzati nei bilanci pubblici al 31 dicembre) per stilare quindi la graduatoria cronologica dei pagamenti da effettuare.

La procedura di verifica interna alle pubbliche amministrazioni dovrà terminare entro il 31 ottobre 2012, quando la Ragioneria generale dello Stato trasmetterà al dipartimento del tesoro del Mef l'elenco definitivo dei creditori con gli importi da estinguere; sulla base di tali informazioni il Tesoro emetterà titoli di Stato "su misura" dei debiti accertati, destinatarie le imprese creditrici.

La possibilità di vedersi pagare i crediti commerciali vantati nei confronti della pubblica amministrazione in titoli di credito statali – possibilità comunque subordinata alla richiesta delle imprese creditrici – era stata prevista dal decreto Cresci Italia del gennaio scorso (Dl 1/2012). Per far fronte all'enorme e annoso debito commerciale verso le aziende private il Governo ha messo a disposizione 2 miliardi di euro, incrementabili di ulteriori 700 milioni.

L'indebitamento commerciale dello Stato nei confronti delle imprese, del resto, ha assunto proporzioni allarmanti, arrivando a cinque punti di Pil, 80 miliardi di euro, con una crescita dell'8% nel 2011 rispetto al 2010. A fissare i termini del grave impasse è stata la Relazione annuale della Banca d'Italia, che fotografa in modo impietoso il continuo estendersi del fenomeno dei ritardati pagamenti della Pa alle aziende.

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