Italia

Blitz contro al-Qaeda in Sardegna: 18 ordinanze di custodia…

  • Abbonati
  • Accedi
cellula con base in italia attiva in pakistan

Blitz contro al-Qaeda in Sardegna: 18 ordinanze di custodia cautelare. Vaticano nel mirino: ipotesi non preoccupante

CAGLIARI - Il giorno dopo l’annuncio di Obama che chiede scusa per la morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, ostaggio dei mujaddin ucciso da un drone Cia in Pakistan, la polizia italiana rende noto che è stata smantellata una filiale di Al Qaeda in Sardegna legata ad atti di terrorismo in Pakistan. Terroristi di matrice islamica che disponevano «armi in abbondanza e numerosi fedeli che erano disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia» recita il comunicato della polizia. Almeno due hanno fornito protezione a Osama Bin Laden quando era ricercato in Pakistan.

Indizi su possibile attentato in Vaticano
Dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaeda che ha operato in Sardegna è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l'’ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano. Lo hanno riferito gli inquirenti nel corso della conferenza stampa in procura a Cagliari. Secondo quanto reso noto dal procuratore Mauro Mura, l'ipotesi di progetto di attentato in Vaticano risalirebbe al marzo del 2010, durante la permanenza in Italia del kamikaze pakistano. Ma il Vaticano minimizza: «Da quel poco che si dice sembra una ipotesi del 2010 senza seguito. Quindi la cosa non è oggi rilevante e non è motivo di particolari preoccupazioni». Così risponde all'Ansa il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, sulle ipotesi di progetto di attentato in Vaticano riferite dalla procura di Cagliari.

Gli arresti in Gallura
Nel corso delle operazioni, la polizia ha emesso 18 ordinanze di custodia cautelare, 9 delle quali eseguite, in sette provincie. L'organizzazione scoperta dagli uomini dell'antiterrorismo della polizia di prevenzione predicava la lotta armata contro l'Occidente e organizzava attentati contro il governo del Pakistan. Tra gli arresti, 6 o 7 sono stati eseguiti in Sardegna, più precisamente in Gallura. Le indagini risalirebbero al periodo dei preparativi del G8 a La Maddalena del 2009.

Secondo Digos e antiterrorismo il ruolo principale era svolto da un dirigente del movimento pietistico Tabligh Eddawa (Società della Propaganda), il quale, forte della sua autorità religiosa di Imam, e formatore coranico, operante tra Brescia e Bergamo, stimolava la raccolta di fondi, presso le comunità pakistano- afghane, radicate nel territorio italiano.

«Base in Italia, azioni in Pakistan»
Sempre secondo la polizia, alcuni degli indagati sono responsabili di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan, compresa la strage nel mercato cittadino Meena Bazar in Peshawar il 28 ottobre del 2009, dove un'esplosione uccise più di cento persone. Ad accertarlo sono stati gli investigatori del Servizio centrale antiterrorismo della polizia di prevenzione e della Digos di Sassari. Da alcune intercettazioni risulta che due membri dell'organizzazione hanno fatto parte della rete di fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano lo sceicco Osama Bin Laden.

Il sistema «Hawala»
Come si finanziava la rete terroristica? Secondo la polizia: «I fondi venivano inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione che aggiravano i sistemi di controllo sull'esportazione doganale di denaro. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino, omettendo di farne dichiarazione di possesso alle autorità doganali. Più di frequente però era utilizzato il sistema cosiddetto “hawala”. Si tratta di un meccanismo di trasferimento valutario e occulto, basato sul legame fiduciario diffuso nelle comunità islamiche europee. Questo sistema consente di trasferire una somma di denaro all'estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto “hawaladar”, che fornisce un codice identificativo segreto. I beneficiari della rimessa, tramite tale codice, possono prelevare la somma presso l'”hawaladar” della sede di destinazione».

Traffici di migranti
L'organizzazione terroristica provvedeva ad alimentare la rete criminale destinando una parte del proprio impegno al fenomeno dell'introduzione illegale sul territorio nazionale di cittadini pachistani o afgani - sostiene la polizia - che in taluni casi venivano anche smistati in alcuni Paesi del nord Europa. Per eludere la normativa che disciplina l'ingresso o la permanenza sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari - spiegano gli investigatori - gli indagati utilizzavano sistemi semplici e collaudati. In alcuni casi facevano ricorso a contratti di lavoro con imprenditori compiacenti in modo da poter ottenere i visti di ingresso. In altri percorrevano la via dell'asilo politico facendo passare gli interessati, attraverso documenti falsi e attestazioni fraudolente, per vittime di persecuzioni etniche o religiose. L'organizzazione forniva supporto logistico e finanziario ai clandestini, assicurando loro patrocinio verso i competenti uffici immigrazione, istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l'asilo politico, telefoni e sim, contatti personali.


© Riproduzione riservata