Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2014 alle ore 14:07.
L'ultima modifica è del 10 ottobre 2014 alle ore 19:41.

My24

Sono dati che riguardano soltanto le tre regioni del Nord-Est (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige), ma l’indagine sul settore presentata qualche giorno fa al Convegno nazionale del legno da Assolegno e Assoimballagi dà il polso di un quadro produttivo in profonda trasformazione dell’edilizia a livello nazionale. Le costruzioni in legno (ristrutturazioni e nuove realizzazioni) stanno guadagnando sempre più peso infatti all’interno del mercato complessivo.

«Basti pensare - fa notare il presidente di Assolegno Emanuele Orsini - che i permessi a costruire per unità abitative in legno in queste tre regioni sono state nel 2013 il 19% del totale e addirittura il 34% per gli edifici in legno. Soltanto sei anni fa, nel 2008, questa quota non arrivava al 10%». Il Triveneto è storicamente il motore del mercato delle abitazioni in legno in Italia, quindi questi numeri sono di certo superiori alla media nazionale. Ma sono significativi, precisa Orsini, di un mercato in rapida evoluzione. La svolta, spiega ancora il presidente, è stata da un lato la vicenda del terremoto all’Aquila nel 2009 (quando gli edifici con struttura in legno dimostrarono di aver retto meglio all’impatto del sisma), e dall’atro l’introduzione dei pannelli in legno X-Lam, una particolare tecnologia che conseente di realizzare edifici anche molto alti, e dunque di inserire le strutture in legno anche in contesti altamente urbanizzati come le città.

A questo sia aggiungano la crescente attenzione dei cittadini per le tematiche della sostenibilità ambientale e del riparmio energetico (il legno garantisce per sua stessa natura entrambe le cose); la rapidità e certezza dei tempi di costruzione; costi equivalenti all’edilizia con altri materiali. Ecco spiegate le ragioni di una crescita in assoluta controtendenza rispetto al mercato generale delle costruzioni. Sempre in riferimento alle regioni del Nord-Est, il numero di abitazioni in legno è passato dalle 2.424 del 2008 alle 2.473 dello scorso anno, mentre le proiezioni al 2018 arrivano a 2.621 unità: la crescita, dunque è destinata a non fermarsi. «Anche perché - aggiunge Emanuele Orsini - una delle prerogative del legno è la sua leggerezza e dunque la possibilità di essere utilizzato per realizzare sopraelevazioni su edifici esistenti». Un aspetto fondamentale in un mercato dell’edilizia come quello italiano dove - sia per ragioni di territorio, sia per ragioni economiche - i cantieri riguardano soprattutto le ristrutturazioni, più che le nuove costruzioni. Il numero di ampliamenti in legno (l’11% del numero di abitazioni) nel Triveneto è salito in cinque anni da 170 a 284 e arriverà a 318 entro i prossimi cinque anni.

In aumento anche il settore degli edifici non residenziali, passati da 101mila a 103mila nello stesso arco temporale, anche se la vera impennata è attesa per i prossimi anni (109mila nel 2018). In calo invece, il comparto delle cosiddette «grandi strutture» in legno (ovvero superiori ai 400 metri quadrati), scese da 144mila a 131mila unità in cinque anni: del resto, nel Triveneto questo settore è decisamente meno importante del mercato residenziale (il 67% del totale degli edifici in legno) e ha meno peso, sul totale, rispetto a regioni come Lombardia ed Emilia Romagna. In ogni caso, Assolegno stima un recupero nei prossimi anni, legato alla tanto attesa ripresa economica.

«Questi numeri - conclude Orsini - ci suggeriscono che dobbiamo fare rete per sostenre tutta la filiera. Altri comparti del legno soffrono infatti per la crisi economica. Soltanto facendo rete tra di noi possiamo tenere a galla il sistema, in attesa di una ripartenza vera». A cominciare dall’utilizzo delle superfici boschive, una delle storiche battaglie di Assolegno, che chiede da anni una gestione più strutturata e lungimirante dei boschi: «Il 33% del territorio italiano è coperto da boschi - spiega Orsini - eppure importiamo l’80% del materiale dall’estero, con aggravio economico per le imprese». Un paradosso, tanto più se si pensa che una politica forestale seria porterebbe posti di lavoro e aiuterebbe la tutela e il rilancio anche delle comunità montane.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi