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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2012 alle ore 18:13.

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Niente ghetti ma giuste dosi: con una formula che meriterebbe di essere brevettata l'Acer (ex case popolari) di Reggio Emilia ha ragionato sull'ampio campione di case popolari del suo patrimonio e ha elaborato la composizione etnico-famigliare meno conflittuale.

Per evitare che il social housing si trasformi in un ghetto «Favoriamo il mix sociale per tipologia di alloggio, mescolando le realtá a canone sociale, canone calmierato e proprietà private - spiega Marco Corradi, presidente dell'Acer di Reggio Emilia - e per tipologia di inquilini, evitando quindi di creare condomini di soli anziani, di soli stranieri o di sole persone di passaggio che non favoriscono il radicamento sociale. Questo avviene nella fase di assegnazione, ma anche nella fase di intervento, con trasferimenti di famiglie per riportare una situazione di equilibrio all'interno dei condomini».

Stando all'elaborazione del servizio di mediazione sociale diAcer, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia,i Poli sociali territoriali e la facoltà di psicologia dell'Università di Bologna, la miglior combinazione possibile è quella che riproduce lo stato di fatto attuale della popolazione assegnataria, cioè degli inquilini. Ed ecco le percentuali: quanto alle famiglie, queste devono essere il 31%, mentre percentuali minori sono riservate agli altri nuclei: coppie sopra i 65 anni 8,4%,coppie sotto i 65 anni 11%, single sotto i 65 anni 13%, anziani soli 24%, monoparentali 12 per cento. Naturalmente si tratta di percentuali ideali, che non devono essere cercate con il bilancino.

Poi cè l'aspetto etinico: per essere sereni occorre che gli italiani siano l'82% mentre il resto (18%) è rappresentato per un terzo da marocchini (6,3%) e da altre popolazione, in percentuali così ridotte da essere poco influenti.

Altri parametri indicati nello studio sono il peso sociale (utenti dei servizi sociali, del Csm, dei Sert, contesto sociale povero o ricco di risorse eccetera) e le condizioni ambientali (accessibilità e salubrità degli alloggi). Il primo, in particolare, serve a valutare l'impatto che persone con problemi sociali possono causare e la percentuale di soggetti di questa categoria attraverso calcoli complessi e individualizzati sui singoli soggetti.

Il risultato dell'analisi è quello di suggerire un diverso sistema nell'assegnazione degli alloggi ma anche gli interventi per riequilibrare situazioni già esistenti. In realtà può essere utilizzato, con le dovute modifiche, anche da altri ex Iacp.

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