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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2012 alle ore 11:41.

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Nel 1934 Paul Valery, nel suo La conquista dell'ubiquità preconizzando il futuro scriveva: «Come l'acqua, il gas o la corrente elettrica, entrano grazie a uno sforzo quasi nullo, provenendo da lontano, nelle nostre abitazioni per rispondere ai nostri bisogni, così saremo approvvigionati di immagini e di sequenze di suoni, che si manifestano a un piccolo gesto, quasi un segno, e poi subito ci lasciano». Dagli inizi del secolo il progresso aveva modificato prepotentemente le tecniche di produzione industriale e anche l'arte aveva imboccato il sentiero (presto divenuto una superstrada) della riproducibilità.

È la "piccola utopia" della democratizzazione dell'arte, qualcosa di elitario che diventa fruibile a tutti. "The Small Utopia. Ars Multiplicata" è la nuova mostra che la Fondazione Prada ha inaugurato nella sua sede lagunare a Ca' Corner della Regina: un'enciclopedia delle Avanguardie del Novecento, una corsa pazzesca attraverso 75 anni di storia dell'arte che scorrono davanti agli occhi come fossero una scatola delle meraviglie.

Il posto d'onore è dedicato alla figura straordinaria ed enigmatica di Marcel Duchamp, ai suoi Ready-made che occupano buona parte del salone centrale del palazzo, dall'orinatoio-fontana alle pale spazzaneve, dalla ruota di bicicletta allo scolabottiglie, oggetti di uso comune astratti dal contesto reale per diventare opere d'arte solo perché così ha deciso l'artista.

E poi ci sono le boites-en-valise piene di disegni, immagini, schizzi e readymade riprodotti in miniatura, copia di copia, riproduzione di riproduzione: sempre uguali concettualmente ma sempre leggermente diverse nel loro essere realizzate in maniera artigianale: il trionfo dell'ossimoro. Il curatore della mostra, Germano Celant, ne ha voluto esporre tre edizioni, accostate nella stessa vetrina, per renderlo evidente.

L'arte moltiplicata, riprodotta, divulgata e resa popolare è un sogno trasversale che percorre tutto il Novecento: un'avventura che ha coinvolto Futurismo e Bauhaus, Suprematismo e Costruttivismo, Neoplasticismo, Dada, Surrealismo, Nouveau Réalisme, Optical, Fluxus e Pop Art.
Tra una tazza da tè di Kandinsky e un cappellino realizzato da Sonia Delaunay, tra un panciotto di Fortunato Depero e una slitta di Beuys, tra una scatoletta di "Merda d'artista" di Manzoni e le piramidi fluo di Lichtenstein, la pipa per fare bolle di sapone di Man Ray e gli scatoloni per la Campbell di Andy Warhol la mostra diventa una specie di "supermarket" dell'oggetto artistico, tradotto ora in libro, rivista, scatola di cibo, film, vestito, disco, piatto, mobile, giocattolo e molto altro ancora.

Come attraversare un secolo d'arte in un paio d'ore, divertendovi anche se siete dei neofiti.
Una mostra articolata e vastissima (oltre seicento i pezzi esposti) per la quale la Fondazione Prada ha affidato l'approfondimento di alcuni settori specifici alla collaborazione di musei internazionali e curatori specializzati, primo tra tutti il Moma di New York che ha curato la sezione di Fluxus. Al Museo Weserburg di Brema e alla sua direttrice Anne Thurmann-Jajes si deve invece la sezione dedicata ai libri e alle riviste d'artista negli anni Sessanta; Antonio Somaini e Marie Rebecchi hanno invece curato le due sale dedicate alla storia del cinema sperimentale e alle incursioni degli artisti nei campi della performance vocale, del suono registrato e della radio, mentre a Guy Schraenen si deve la sezione interamente dedicata ai dischi in vinile dal 1959 al 1975.

The Small Utopia. Ars Multiplicata
Fondazione Prada, Ca' Corner Della Regina - Venezia
Fino al 25 novembre 2012
Orario: 10:00 - 18:00, martedì chiuso
Biglietto: euro 10,00
Info: 041.8109161
www.fondazioneprada.org

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