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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 12:30.

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Nel palinsesto della politica, frizzante più per demeriti dei partiti che per meriti altrui, si assiste a un aumento esponenziale delle nuove liste, un aumento direttamente proporzionale all'incremento smentite. Ogni giorno va in onda una novità. La lista di Beppe Grillo non è più nemmeno tanto nuova, ma all'inizio la nascita di un partito era più o meno smentita. La lista di Repubblica è smentita da Repubblica. La lista di Roberto Saviano è smentita da Roberto Saviano. La lista di Luca Cordero di Montezemolo è un po' meno smentita. E via con la lista Monti, la lista Passera, il listone civico nazionale, le liste civiche di centrodestra, la lista Barca, la lista Renzi, la lista Berlusconi, Berlusconi.

E infine la lista di Gerry Scotti, ovviamente smentita da GerryScotti. Qui il punto non è la voce, ma il perché. Perché Gerry Scotti? È l'erede di Corrado. Lo è stato in particolare alla Corrida, ma lo è in generale nel modo di condurre e di essere famoso. In meno rispetto a Corrado ha quel quid, termine caro a Berlusconi, di perfida ironia nei confronti del pubblico e dei concorrenti. In più rispetto a Corrado ha quel quid, termine poco caro ad Angelino Alfano, di bonaria simpatia. Gerry Scotti sorride, rassicura, sta dalla parte del cittadino concorrente o del cittadino telespattore, sempre. Cerca di aiutarlo, ma rispettando rigorosamente le regole.

Non lo fa mai sentire vessato, semmai gli propone con gioia l'ampiezza della sfida che abbiamo di fronte. Se Mike Bongiorno era il "tecnico" dei quiz, sebbene tra felici gaffe, e di fronte alle risposte incerte o al dubbio sull'esame superato chiedeva al notaio e poi dava il responso, se Corrado Mantoni era l'arbitro politico della gara che cercava il consenso del pubblico in sala o a casa; Gerry Scotti è il compagno di viaggio, che ti assiste davanti ai dilemmi quotidiani fino alla gentile domanda: l'accendiamo?

Se Gerry Scotti ha potuto perfino mostrare i soldi prima del tg nel momento in cui i mucchi di banconote sono la cosa se vogliamo più sprezzante e irrispettosa nei confronti di chi fatica a vivere nella crisi, visti i dati che saranno poi ascoltati al tg, è perché ha il garbo, dote rara, lo stile: è sempre intonato, perché non è una persona che divide, semmai unisce, perfino quando parla di calcio su twitter.

Gerry Scotti ha vissuto un'esperienza in politica, con il Partito socialista in Parlamento. Fa poche e accurate interviste, pondera le parole, ma sa esporsi per ciò in cui crede, come quando scrisse una lettera al Corriere della sera sul tema del matrimonio e la Chiesa: «Se adesso ho scelto di intervenire è perché questo tema mi sta davvero a cuore. Perché l'apertura nei confronti dei divorziati auspicata dal cardinale Martini mi sembra fondamentale».

Gerry Scotti sa modulare le sue espressioni del volto senza mai apparire innaturale, al massimo lo si può accusare di "buonismo". L'idea ovviamente smentita di un suo ruolo politico vale più di molti editoriali e di molti sondaggi sul che cosa vorrebbe l'umore di gran parte dell'opinione pubblica. Con i professori al lavoro, in attesa di padri fondatori, non sarebbe male uno che assomigli a zio Gerry.

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