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Stop regionali al consumo di suolo

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Edilizia e Ambiente

Stop regionali al consumo di suolo

  • –Guido Inzaghi

LE ALTRE

Criteri per un uso razionale

dei terreni in agricoltura

presenti anche in Puglia,

Campania, Lazio, Liguria,

Abruzzo e province autonome

In attesa della legge quadro nazionale, alcune Regioni hanno già varato una legge per frenare il consumo del suolo e altre stanno valutando proposte di legge dirette in tal senso (si veda la scheda a fianco). In materia di governo del territorio, del resto, Stato e Regioni hanno potestà legislativa concorrente. Spetta quindi allo Stato determinare i principì fondamentali e alle Regioni assumere i provvedimenti legislativi di dettaglio.

Il contenimento del consumo del suolo, la valorizzazione del territorio inedificato e la rigenerazione urbana ad oggi sono obiettivi comuni, riconosciuti anche su scala europea. Il traguardo dettato da un recente studio della Commissione europea prevede che l’incremento della quota netta di occupazione di terreno debba tendere ad arrivare a zero entro il 2050.

La legge regionale lombarda 28 novembre 2014, n. 31 riconosce il suolo come bene comune fondamentale per l’equilibrio dell’ambiente, la salute, l’alimentazione, la tutela degli ecosistemi naturali e la difesa dal dissesto idrogeologico.

La legge pone innanzitutto due paletti:
prevede che gli strumenti urbanistici comunali possano autorizzare consumo di suolo esclusivamente qualora sia dimostrata l’insostenibilità tecnica ed economica della riqualificazione delle aree edificate; stabilisce che gli strumenti comunali non possono disporre nuove previsioni comportanti ulteriore consumo del suolo sino a che non siano state del tutto attuate le previsioni di espansione e trasformazione vigenti alla data di entrata in vigore della legge stessa.

Ancora, la normativa lombarda riconosce incentivi economici e tecnici:
gli ambiti di rigenerazione urbana in cui vengano inseriti interventi di ristrutturazione urbanistica godono della riduzione del contributo di costruzione; la superficie lorda di pavimento relativa agli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente che migliorino l’efficienza energetica in misura superiore al 30% sia calcolata al netto dei muri perimetrali portanti e di tamponamento, nonché dei solai che costituiscono involucro esterno delle ristrutturazioni.

La legge non ha tuttavia mancato di destare qualche perplessità. La norma transitoria, infatti, chiede ai Comuni di adeguare i piani di governo del territorio (Pgt) alle disposizioni della legge stessa in occasione della prima scadenza del documento di piano successiva all’adeguamento degli strumenti sovraordinati. Poi però consente l’approvazione - secondo la normativa previgente - di piani attuativi conformi ai Pgt attualmente in essere, nonché di piani attuativi in variante ai medesimi strumenti, sempre che la relativa istanza sia stata presentata entro 30 mesi dall’entrata in vigore della Lr 31/2014.

La legge, per questo, è stata tacciata di andare in senso contrario e di sollecitare l’attuazione delle possibilità edificatorie, ma del resto non si è ritenuto corretto ritirare per legge l’affidamento dei privati sulle legittime previsioni degli strumenti urbanistici vigenti.

Parimenti attiva nel contrasto al consumo di suolo è stata la Regione Toscana che, con la legge regionale 10 novembre 2014, n. 65. La normativa toscana prevede che gli interventi comportanti impegno di suolo non edificato siano consentiti solo all’interno del territorio urbanizzato individuato dal piano strutturale dei comuni.

Le trasformazioni non residenziali fuori dal territorio urbanizzato, che comportino impegno di suolo inedificato, sono ammesse esclusivamente previo parere favorevole della conferenza di copianificazione, cui è rimessa la verifica che non sussistano alternative sostenibili di riutilizzazione degli insediamenti esistenti e l’indicazione di eventuali interventi compensativi degli effetti indotti sul territorio.

Si affidano ad altre normative locali, tra le altre, il Piemonte che, con legge regionale n. 3 del 25 marzo 2013 ha sancito il principio secondo cui gli strumenti di pianificazione assicurano lo sviluppo sostenibile attraverso la riqualificazione degli ambiti urbanizzati e il contenimento del consumo di suolo, e la Regione Umbria, la quale, prima con la lr 12/2013 ha previsto premialità e compensazioni al fine di contenere il consumo di suolo e poi ha sancito questo principio nella legge sul governo del territorio (n. 1/2015)come principio guida.

A queste si aggiungono poi le numerose Regioni che stanno vagliando in Consiglio progetti di legge volti alla salvaguardia del territorio.

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LA MAPPA

Le Regioni che hanno una legge o un progetto di legge sul contenimento del consumo di suolo