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Il piano della Nsa per spiarci attraverso le App di Google e Samsung

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Il piano della Nsa per spiarci attraverso le App di Google e Samsung

Quella delle agenzie di sicurezza che spiano i cittadini attraverso i loro smartphone è una storia esplosa violentemente con il caso Snowden. Dal 6 giugno 2013, data in cui il Washington Post e il Guardian pubblicarono i primi documenti scottanti relativi all'attività della NSA, sono passati due anni. Eppure l'argomento è quanto mai attuale. Proprio nelle ultime ore si sono aggiunti due capitoli importantissimi dell'intera faccenda.

Il primo è l'ennesimo documento top secret finito online, il secondo è relativo a quanto successo all'interno del Senato statunitense, che di fatto ha bloccato il “Freedom Act”, legge che porrebbe fine alle cosiddette intercettazioni a strascico di telefonata e mail degli americani ad opera della National Security Agency. Questo blocco, tuttavia, pare possa essere solo transitorio, e sarebbe dovuto a problemi procedurali. Ma intanto il testo è fermo. Se ne riparlerà.

Il vero colpo di giornata, invece, è quello relativo all'ennesimo documento marchiato Snowden, portato a galla, questa volta, dal portale online The Incept. Cinquantadue pagine in cui emerge in modo chiaro la volontà di entrare nella vita dei cittadini (e spiarne ogni mossa) attraverso le vulnerabilità delle applicazioni presenti nel Play Store di Google e nel Samsung Apps. A finire sotto accusa, stavolta, sono i famigerati componenti di quello che hanno ribattezzato il “Five eyes”, e cioè le agenzie di sicurezza di Canada, Australia, Regno Unito, Usa e Nuova Zelanda. Le cinque agenzie in questione sono famose per aver stretto una sorta di patto di non belligeranza. Un patto che in sostanza dice: nessuno spia i rispettivi cittadini, mentre con gli altri facciamo quel che vogliamo.

Ed è proprio questo quello che emerge dal documento segreto venuto a galla oggi. Durante due riunione dei “Five eyes”, tenutisi in Australia e in Canada nei giorni a cavallo fra il 2011 e il 2012, viene elaborato un piano ambizioso. L'intento è quello di entrare nella vita delle persone dalla porta principale, e cioè da quei device dai quali non ci si stacca mai: gli smartphone. Per procedere è necessario modificare i collegamenti ad alcuni server. Così, quando un utente entra nel Play Store di Google per scaricare un contenuto (un'applicazione o un gioco), si trova sullo smartphone una App clonata da Nsa, identica nei dettagli, ma contenente un malware che garantisce alle agenzie di sicurezza le intercettazioni di telefonate ed email. Fra i software clonati anche un browser per smartphone utilizzato da circa mezzo miliardo di utenti tra Cina e India: l'UC Browser.

La pubblicazione del documento odierno ha scatenato immediatamente nuove pesanti polemiche sulle agenzie di sorveglianza. Le carte non chiariscono se il piano messo in piedi dai “Five eyes” sia mai diventato operativo oppure no. Ma in questi casi fidarsi diventa difficile. Le agenzie, attraverso la clonazione delle App, volevano prevenire nuove Primavere arabe. O almeno questo è ciò che dicono. Una giustificazione che non calma le acque. E torna con prepotenza il solito dilemma fra sicurezza e privacy. Due concetti separati da un filo sottilissimo.
@biagiosimonetta

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