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Nuovi farmaci epatite C: persone con Hiv abbiano accesso prioritario come chiede l’Oms

di Massimo Oldrini (presidente LILA-Lega italiana per la lotta contro l’Aids)

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Riceviamo continuamente lettere disperate di donne e uomini che, pur vivendo situazioni gravissime di coinfezione Epatite C e Hiv, non hanno diritto alle nuove terapie secondo i criteri stabiliti da Aifa. Dopo l’appello della Lila e delle associazioni Nadir e Plus, l’on. Donata Lenzi ha presentato un’interrogazione alla ministra Lorenzin.

L’ultima lettera è stata quella di un uomo affetto da Hiv, Epatite C, Epatite B ed Emofialiasi - patologia che provoca frequenti emorragie e che, una volta aggravata, rende pericolose anche le cure – cui non è stato dato il diritto alla terapia innovativa del Sofosbuvir: la Lila (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids) sta ricevendo numerose segnalazioni di persone disperate perché, ad oggi, i nuovi farmaci, in grado di curare l’Epatite C sono disponibili solo per persone che hanno un grado di fibrosi, ossia di progressione del danno epatico, nella forma gravissima F4 e, solo talvolta, F3, ovvero che hanno il fegato in cirrosi.

E’ per questo che, dopo aver rivolto un appello alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin perché intervenga per rivedere i criteri stabiliti da Aifa per l’accesso ai nuovi farmaci contro l’Epatite C, oggi sosteniamo l’interrogazione presentata dalla deputata Donata Lenzi per fare chiarezza sulla questione di un farmaco che, per i costi altissimi pagati all’azienda produttrice, rischia di non essere disponibile per i cittadini che ne hanno bisogno.
L’Aifa, con la pubblicazione dell’algoritmo per la terapia dell’Epatite C cronica avvenuta il 24 marzo, ha stabilito dei criteri che non tengono conto del fatto che l’infezione da Hiv accelera e aggrava la progressione della malattia epatica, come affermano le ultime Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità sull’Epatite C. In ragione della maggior progressione della malattia in chi ha l’Hiv, bisogna trattare urgentemente con i nuovi farmaci anche le persone che hanno una fibrosi F0-F2, come raccomandano anche le Linee guida italiane Hiv/Aids per la prescrizione della terapia antiretrovirale e per la gestione diagnostico clinica dei pazienti HIV-positivi.

Con l’interrogazione presentata nei giorni scorsi l’On. Donata Lenzi (Pd) chiede al ministro della Salute se non ritenga urgente includere le persone con Hiv tra coloro che possono essere curati prioritariamente con le nuove terapie, intervenendo nei confronti dell’Aifa. L’interrogazione sottolinea come questo sia insindacabilmente raccomandato nelle più recenti Linee guida dell’Associazione Europea per lo Studio del Fegato, nonché nel recente aggiornamento delle Linee guida italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali e sulla gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da Hiv-1 del Ministero della Salute, sezione ‘infezione da virus epatitici”. L’Aifa ha, infatti, scelto di non considerare la coinfezione da Hiv/Epatite C come criterio che conferisce una via preferenziale per l’accesso ai nuovi farmaci antivirali diretti, ignorando così completamente una categoria di pazienti a rischio vita: le persone con coinfezione Hiv/Hcv.
Nel nostro Paese le persone affette da coinfezione Hiv/Hcv accertata sono 33.000, tuttavia si stima che, considerando anche chi non ne è consapevole, il numero salga a 39.000.


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