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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2011 alle ore 06:39.

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La bolla immobiliare arriva anche in Francia (Marka)La bolla immobiliare arriva anche in Francia (Marka)

La "parola con la b" non è mai usata a cuor leggero. Evoca il rischio di un tracollo dei mercati; ed è difficile da definire. Il Centre d'analyse stratégique (Cas), che fa capo al gabinetto del primo ministro François Fillon, non ha però avuto paura: ha detto, chiaramente, che in Francia c'è una bolla sulle case.
L'analisi è semplice. Le quotazioni immobiliari si sono sganciate dagli affitti: negli ultimi quindici anni le famiglie in locazione hanno pagato una quota stabile del reddito disponibile, mentre i proprietari hanno invece visto i prezzi di acquisto, sempre in rapporto al reddito, raddoppiare. Poche cose, tra i "fondamentali", giustificano questo andamento: «In Francia - spiegano gli analisti - il ribasso dei tassi, la stabilizzazione delle aspettative di inflazione, e certe politiche come l'estensione dei prestiti a tassi zero o la deducibilità degli interessi hanno potuto accelerare l'evoluzione dei prezzi rispetto agli affitti».

La cosa che colpisce di più è che il rialzo delle quotazioni è ripreso prestissimo, dopo la crisi e il relativo calo del 2008. Per il Cas la bolla è «per sua essenza impossibile da provare», ma dell'ipotesi si parla apertamente, e di come il contesto francese ne favorisca la persistenza. Gli economisti non sono comunque preoccupati: «Nell'eventualità in cui la bolla dovesse sgonfiarsi, gli effetti nefasti potrebbero in ogni caso essere relativi, perché l'indebitamento delle famiglie è limitato e perché «il settore delle costruzioni non è ipertrofico in Francia come lo era in Irlanda o in Spagna prima del 2008».
Vera o falsa che sia l'«indimostrabile» ipotesi della bolla, l'analisi del Csa ha il pregio di riportare al centro dell'attenzione un tema un po' dimenticato, in questi tempi non certo "esuberanti". I prezzi delle case sono in calo in tutti i Paesi che hanno visto un boom prima della crisi, ma in rialzo in altri. Anche in Germania - dove la bolla sicuramente non c'è - stanno salendo , dopo essere stati fermi per anni. Nel 2010, secondo la Bundesbank, sono aumentati in media del 2,5% - molto poco, ma non per il mercato tedesco - con punte però del 5% per le prime case delle grandi aree urbane e del 6% per Berlino. «Le famiglie hanno ricevuto nel 2010 mutui a tassi storicamente bassi», ha spiegato la Banca centrale tedesca.

Non è una sorpresa che , in Francia come in Germania , ritorni il tema de l basso costo del credito. È il motivo per cui la Banca centrale europea è preoccupata: teme quello che accadrebbe se gli investitori si convincessero che la sua politica ultraespansiva continuasse indefinitamente. Geltrude Tumpel-Gugerell, componente del board Bce, ha ricordato lunedì, in un discorso proprio sulle bolle, che «tenere i tassi troppo bassi per troppo tempo può portare a un abbassamento degli standard di concessione del credito e a un aumento delle assunzioni di rischio nel sistema bancario»: un discorso che si applica anche ai mutui.
«Altrettanto importante è la quantità di moneta: «Una cauta leggera pressione contro un'eccessiva crescita della moneta e del credito può dare benefici alla stabilità finanziaria - ossia alla prevenzione delle bolle - e a quella dei prezzi», ha aggiunto. L'eccessiva crescita degli aggregati monetari - nel senso dell'elevato livello raggiunto dalla quantità di credito e di moneta - è stata citata dalla Bce in occasione del rialzo dei tassi del 7 aprile come uno degli elementi che possono facilitare le pressioni sui prezzi, e che vanno quindi depotenziati. La Banca centrale - a differenza di quanto hanno fatto nel passato la Norges Bank di Oslo e la Riksbank di Stoccolma - non ha citato i prezzi delle case, molto divergenti in Eurolandia, come un motivo per iniziare la normalizzazione dei tassi, e non poteva farlo; ma è un fatto che la sua stretta avrà un effetto anche sulle quotazioni immobiliari «. I mercati delle case resteranno sotto controllo - spiega una ricerca di Standard & Poor's di ieri - a causa dell'austerità e del l'irrigidimento monetario. Non solo in Spagna, dove resteranno depressi, o in Irlanda, dove alla flessione non seguirà un rimbalzo, ma proprio in Francia dove qualche «benvenuto» segno di rallentamento è già evidente. Continueranno però a salire lentamente nella sola Germania.

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