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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2014 alle ore 08:30.
L'ultima modifica è del 01 luglio 2014 alle ore 08:32.

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New York - E' stato un vero e proprio "Tour de Fraud". La battuta più caustica spetta, come spesso è accaduto nei grandi scandali finanziari degli ultimi anni, al procuratore federale di Manhattan Preet Bharara. Parafrasa il Tour de France per riassumere la debacle di BNP Paribas davanti alle autorita' americane, per aver messo i profitti davanti al rispetto delle leggi e delle regole: la sua è stata una frode sistematica e protratta nel tempo orchestrata per violare l'embargo al Sudan, all'Iran e ad altri paesi sulla lista nera di Washington quali Cuba. Una truffa durata per anni, fino al 2012, anche dopo cioè che le indagini del Dipartimento della Giustizia erano scattate e dopo che la banca e i suoi vertici avevano promesso di cessare ogni irregolarità.

BNP per questo ha accettato ieri sera di pagare una multa record e che promette di diventare esemplare, con potenziali ripercussioni cioè su future severe sanzioni contro il settore bancario: verserà 8,97 miliardi di dollari alle autorità statunitensi, due dei quali andranno all'organismo di supervisione bancaria dello Stato di New York. E si è dichiarata colpevole di un reato di violazione della legge federale sull'embargo e di falsificazione di documenti a livello statale. Ha allontanato 13 tra dipendenti e dirigenti, tra cui il direttore operativo Georges Chodron de Courcel del quale era gia' stato annunciato il prepensionamento. La sanzione più grave, rara contro una banca, è stata la messa al bando da transazioni in dollari per un intero anno soprattutto nella sua attività di trade finance. Per due anni, inoltre, non potrà effettuare clearing in dollari a New York e Londra in qualità di banca corrispondente per conto di altre finanziarie. Potrà invece continuare a operare negli Stati Uniti con attività di investment banking grazie a una speciale deroga della Sec.

Il colpo inferto a BNP, sottolineano all'indomani gli analisti, potrebbe tuttavia avere un significativo impatto anche per molti altri istituti ancora sotto il microscopio delle inchieste, in particolare per protagonisti del Vecchio continente. Le autorità americane hanno infatti avviato un giro di vite nel perseguire gli istituti finanziari non solo americani ma anche europei. Di recente hanno ottenuto l'ammissione di colpa di Credit Suisse per aver aiutato l'evasione fiscale di clienti statunitensi. E hanno in corso indagini sulle grandi dark pool, i mercati alternativi e oscuri gestiti spesso da finanziarie europee, venute alla luce con una denuncia contro Barclays per truffa ai danni degli investitori che fa tremare da UBS a Deutsche Bank. Sul fronte della violazione degli embarghi sono tuttora nel mirino altre due francesi, Societe Generale e Credit Agricole.

"Bnp ha cercato in modo elaborato di occultare transazioni proibite, di coprire le sue tracce e di ingannare le autorità americane, tutte azioni che rappresentano serie violazioni della legge", ha spiegato il Ministro della Giustizia Eric Holder. E lo fatto sotto ordine "di dirigenti di massimo livello". L'istituto ha creato e fatto leva su un network di banche satellite regionali per nascondere l'origine delle operazioni, fatte apparire come spostamenti interni di fondi. Ha zittito i critici interni che ammonivano sull'entita' delle violazioni. E ha agito di fatto e soprattutto come una illegale Banca centrale in dollari del Sudan, mentre il paese era accusato di genocidio. In tutto, stando ai procuratori americani, ha organizzato servizi di clearing, cioe' di conversione in dollari, per ben 190 miliardi a favore dei paesi sotto embargo tra il 2002 e il 2012.

L'amministratore delegato Jean-Laurent Bonnafe', in carica dal 2011, ha espresso "profondo rammarico per la passata condotta illecita". E aveva prima ancora dell'annuncio spedito un messaggio ai dipendenti per informarli: "Voglio dirlo chiaramente _ ha detto con i toni dimessi del mea culpa _ Riceveremo una pesante sanzione, perche' abbiamo commesso errori e ci sono state disfunzioni".

Bonnafe' ha cercato anche di instillare fiducia davanti a una crisi che altrimenti minaccia di scuotere il maggior istituto quotato di Parigi, finora considerato uno dei gioielli del Paese e con una tradizione di manager brillanti, capace di passare attraverso la crisi internazionale e dell'Eurozona senza gravi scandali che avevano macchiato altri protagonisti internazionali e francesi. "Le difficoltà che stiamo attraversando non devono condizionare i nostri piani per il futuro", ha indicato nel suo appello allo staff. E ha aggiunto, facendo buon viso a cattivo gioco: "E' una buona notizia per il personale e per i nostri clienti. Ci consentira' di rimuovere le attuali incertezze che pesano sul gruppo. Potremo lasciarcele alle spalle, perche' appartengono al passato".

Ma non sarà facile lasciarsi il caso rapidamente alle spalle, almeno sotto il profilo della reputazione e della gestione. L'impatto finanziario, hanno assicurato le authority francesi, appare invece tollerabile: la banca ha già fatto sapere che, dopo aver messo a riserva per coprire la multa 1,1 miliardi di dollari, contabilizzera' oneri straordinari per 5,8 miliardi nel secondo trimestre mentre manterra' quest'anno invariato il dividendo. Potrebbe però evaporare anche una parte dell'ottimismo sfoggiato ancora in marzo, quando nel suo outlook aveva promesso aumenti degli utili per azione in doppia vira percentuale nei prossimi tre anni e un incremento del dividendo al 45% degli utili entro il 2016 rispetto al 41% odierno.

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