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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 alle ore 11:09.
L'ultima modifica è del 28 ottobre 2014 alle ore 18:24.

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Quasi 600mila posti di lavoro bruciati nel quinquennio 2008-2013 al Sud, dove si scende sotto i 6 milioni di occupati, a quota 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977 quando iniziano le serie storiche. Lo certifica il rapporto Svimez presentato oggi a Roma, che stima per il 2014 un Pil nazionale in calo dello 0,4%, con un picco negativo al Sud (-1,5%). Nessun segno di miglioramento anche nei mesi seguenti: nel primo trimestre del 2014 il Sud ha perso 170mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, contro -41mila nel Centro-Nord. Un Sud, dunque, a rischio desertificazione industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013), a non fare figli (continuano nel 2013 a esserci più morti che nati), impoverirsi (+40% di famiglie povere nell'ultimo anno preso in considerazione dal rapporto) per la mancanza di lavoro. L'industria è il settore che soffre di più: -53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti. Crollano anche i consumi delle famiglie, di quasi il 13% in cinque anni.

Pil 2014 -0,4%, Sud -1,5% a settimo anno recessione
Svimez stima per il 2014 un Pil nazionale in calo dello 0,4%. Una previsione più pessimista di quanto stabilito dal Def (-0,3%). Il dato - spiegano dallo Svimez - è il risultato di un Centro-Nord con crescita stabile (0%) e un Sud a -1,5%. Se queste stime saranno confermate, il 2014 sarebbe il settimo anno di recessione del Sud (nel 2013 il Pil del Mezzogiorno è crollato del 3,5% peggiorando la flessione dell'anno precedente del 3,2%), recessione che - secondo Svimez - dovrebbe confermarsi anche nel 2015 con un Pil meridionale in calo dello 0,7. In risalita nel 2015 i consumi nel Centro-Nord (+0,4%), mentre flettono ancora al Sud (0,2%). Stessa dinamica per gli investimenti: +0,5% nel Centro-Nord, a fronte del -1,6% al Sud.

Più che raddoppiate le famiglie povere
Nel periodo 2007-2013, prosegue il rapporto Svimez, al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute oltre due volte e mezzo: da 443mila (il 5,8% del totale) a 1 milione 14mila (il 12,5% del totale), il 40% in più solo nell'ultimo anno. Nel 2012 il 9,5% delle famiglie meridionali guadagna meno di 1.000 euro al mese: in particolare, il 9,2% delle famiglie lucane, il 9,3% delle calabresi, il 10,9% delle molisane, il 14,1% delle siciliane.
A esporre alla povertà concorrono sia la disoccupazione che i familiari a carico. Nel 2012 il 57% delle famiglie meridionali è monoreddito, con punte del 59% in Campania e del 63,3% in Sicilia. Il 16,4% delle famiglie (con punte del 19,8% in Basilicata) ha un disoccupato in casa, il doppio del Centro-Nord (8,6%). Il 14,7% delle famiglie meridionali ha inoltre tre o più familiari a carico, più del doppio del Centro-Nord (5,9%), che arrivano in Campania al 19,8%.

Solo una giovane donna del Sud su cinque lavora
Al Sud, inoltre, solo una giovane donna su cinque ha un lavoro ed in generale l'occupazione femminile si ferma al 33%. Il rapporto Svimez 2014 evidenzia come appena il 21,6% delle donne sotto i 34 anni sia occupata contro il 43,0% del centro Nord ed una media nazionale del 34,7%. Il confronto con la media dell'Unione europea è impietoso. Nell'Europa a 27 le donne sotto il 34 anni che lavorano sono il 50,9%. Quadro analogo se si considera l'occupazione femminile complessiva: al Centro-Nord la percentuale di donne che lavorano non e' lontana dalla media europea (59,2% contro il 62,6% dell'Ue) mentre al Sud l'occupazione femminile complessiva si ferma al 33,1%.

In 2013 al Sud più morti che nati, èn record negativo
Da segnalare, infine, che nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d'Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. Lo rileva lo Svimez sottolineando che il numero dei nati al Sud ha toccato il suo minimo storico ovvero 177mila, il numero più basso dal 1861.

Una politica industriale nazionale per Sud
Di fronte a questo scenario di desertificazione la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno) avanza alcune delle proposte di policy per cercare di invertire il trend.ò Tra queste: fiscalità di compensazione, rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Sud. Di fronte all'emergenza sociale con il crollo occupazionale (a 5,8 milioni, il livello più basso dal 1977) e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve - afferma la Svimez - una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una «logica di sistema» e un'azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro direttive: rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un'ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.

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