Tecnologia

Spotify celebra il record di Ed Sheeran nella musica in streaming. E per…

  • Abbonati
  • Accedi
musica

Spotify celebra il record di Ed Sheeran nella musica in streaming. E per Aurous arriva la prima causa legale

Dalle strade di Londra alla testa della classifica del servizio più gettonato del mondo: sono bastati pochi anni ad Ed Sheeran per diventare un'icona del panorama musicale internazionale. Non bastasse la popolarità, prossima ad aumentare domenica 25 ottobre con il ruolo di presentatore degli Mtv Ema, ecco il record di ascolti per il brano “Thinking Out Loud”: in streaming è stato scaricato 500 milioni di volte.

Un traguardo mai raggiunto prima e difficilmente eguagliabile, che Spotify ha celebrato confermando come siano 19 milioni gli utenti abbonati al servizio che ascoltano la preziosa traccia, presente in 38 milioni di playlist, almeno una volta al mese. Parliamo, tanto per capirci, di un fedelissimo di Spotify su quattro.

Quelli di Sheeran sono in effetti numeri da capogiro nel panorama dell'industria dell'entertainment digitale, basti pensare al fatto che le sue canzoni sono state riprodotte in streaming circa 2,9 miliardi di volte, facendo di lui il secondo artista più ascoltato nella musica liquida dietro Eminem. Ed è sicuramente fra quelli che più si sono arricchiti grazie alla piattaforma. Gli 0,007 dollari che Spotify riconosce agli artisti per ciascuna riproduzione valgono per il solo brano da record qualcosa come 3,5 milioni di dollari.

Considerando tutte le tracce di Sheeran scaricate dalla piattaforma si arriva, secondo i conteggi di Music Business Worldwide, a un giro d'affari di 20 milioni di dollari. Del resto primeggiare nelle “hit” di una ventina di Paesi (Regno Unito in testa) non è da tutti.

La scure della Riaa su Aurous: “è il nuovo Grooveshark”
C'è chi l'ha paragonato a Napster ma rispetto alla prima versione della piattaforma peer to peer per lo scambio dei file musicali è qualcosa di diverso. Non è un servizio di streaming assimilabile a Spotify, di cui però ricorda vagamente l'interfaccia e le principali funzionalità (per altro liberamente personalizzabili dagli sviluppatori). Per la sua natura di servizio di “sharing” in molti l'hanno definito come il Popcorn Time della musica: permette di riprodurre e ascoltare i file musicali in vari formati (compresi quelli Torrent) disponibili in Rete, senza creare mai una copia sul computer utilizzato dall'utente.

Sta di fatto che Aurous, la nuova piattaforma open sbarcata di recente su Internet e disponibile per computer Mac, Windows e Linux, ha per missione quella di rendere disponibile la musica gratis quando si vuole. E il claim con il quale è stato lanciato, “enjoy music how you want to for free”, è in proposito ancora più esplicito.

Come funziona Aurous, cui ha dato i natali il ventenne Andrew Sampson, è quindi presto detto. Lo si usa come una sorta di motore di ricerca per trovare le fonti dove reperire un brano o album, spaziando da piattaforme come Youtube, Spotify, Deezer e via dicendo ad altre considerate illegali, vedi i siti popolati da contenuti “torrent”. Non ospitando sui propri server alcun file protetto da diritto d'autore, il servizio dovrebbe essere al riparo da qualsiasi azione legale da parte dei colossi discografici.

In realtà non è proprio così. O per lo meno la Riaa (Recording Industry Association of America) è scesa sul sentiero di guerra e su mandato di tre delle major che rappresenta, vale a dire Universal Music Group, Sony Music Entertainment e Warner Music Group, ha depositato una causa legale volta a stroncare sul nascere Aurous.

L'azione degli avvocati interessa il modello di business della nuova piattaforma, basata sulla logica “di fare profitti con la pirateria calpestando i diritti dei creatori di musica”. Aurous come Grokster, Limewire o Grooveshark, dunque? L'accusa della Riaa, che ha citato i servizi illegali di cui sopra come esempio di strumenti che “non operano rispettando le necessarie licenze”, non hanno trovato però impreparato Sampson.

A suo dire sono non è la sua creatura ad essere colpevole di reato (in quanto, lo ripetiamo, non ospita i file da scaricare e neppure i link con accesso diretto ai file per lo streaming audio) quanto le fonti che Aurous indica ai propri utenti. L'industria discografica non sembra però di questo avviso, e la volontà di stroncare sul nascere la piattaforma è un messaggio inequivocabile a chiunque tenti di sviluppare un software in grado di “regalare” la musica in formato liquido a chiunque. Per contro la comunità dei developer di Aurous rilanciano dicendo che non sarà la chiusura del sito a fermarli. Perché il software continuerà a funzionare senza problemi una volta scaricato sul proprio pc. Torna il fantasma del primo Napster?

© Riproduzione riservata