lectio magistralis alla sapienza

Padoan «pensiona» il Pil perché la diseguaglianza è aumentata

di Laura Di Pillo

(ANSA)

3' di lettura

Negli ultimi anni «la diseguaglianza è aumentata più o meno in tutti i Paesi. Non è solo un male in sé ma diminuisce anche la crescita e la coesione sociale e condiziona il welfare, oltre a influenzare profondamente le politiche economiche, perché alcuni cercano di approfittarsene». Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, nel suo intervento alla Lectio magistralis di Joseph Stiglitz all'Università La Sapienza di Roma sottolinea l’emergenza di una crescente diseguaglianza, una distribuzione della ricchezza che penalizza sempre più i ceti medio bassi. Un fenomeno globale che anche in Italia si manifesta con inevitabili effetti sociali e politici.

I nuovi indici di benessere

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Per contrastare questa tendenza , ha proseguito Padoan, sono stati fatti finora «tentativi timidi», sia a livello nazionale che internazionale, ma i progressi raggiunti finora devono comunque essere ulteriormente sostenuti. In Italia, il Governo ha deciso di introdurre nel Def un nuovo indice di benessere (Bes - indice di benessere sostenibile), tracciando la strada per gli altri Paesi. «È il momento di tradurre in pratica l’idea che il Pil non basta più - ha aggiunto Padoan - il Bes ha la stessa dignità del Pil».

Concetti chiave che ripropongono la necessità per la classe politica di varare strategie capaci di ridimensionare squilibri sempre più insostenibili.

« È la prima volta - ha aggiunto il ministro dell’Economia - che un paese del G7 introduce un indicatore così nello strumentario di politica economica. Bisogna essere concreti - ha poi terminato Padoan rivolgendosi agli studenti - e trovare modi per migliorare la vita di tutti i giorni. Si può fare». A livello internazionale invece G20 e G7 hanno finalmente indicato come «obiettivo dichiarato una crescita forte e sostenibile ma anche inclusiva» nella consapevolezza che «la crescita da sola non basta».

Padoan, si sta chiudendo gap ma crisi non ancora alle spalle
«Si sta chiudendo un gap, ma la crisi non è dietro di noi, anzi è il contrario»aveva precisato Padoan in mattinata nel suo intervento all'accademia dei Lincei per la consegna delle raccomandazioni delle Accademie nazionali delle Scienze in vista del G7 di Taormina. «L’economia mondiale - ha detto Padoan - sta completando quello che Fmi e Banca mondiale chiamano un ciclo macroeconomico» in un contesto in cui però la «cooperazione internazionale sembra difficile, specialmente ora che emergono specificità nazionali». Ma, ha aggiunto, ci sono aree, come l'Eurozona, dove «la cooperazione sta crescendo».

Una delle cause della crisi, aveva sottolineato il ministro, è legata al fatto che si guardava a «una unica dimensione, quella del Pil». Bisogna invece «arricchire il set di misurazione con nuovi indicatori», proprio come ha fatto l'Italia che, prima «tra i Paesi avanzati» ha introdotto tra i criteri di valutazione delle
politiche economiche «indicatori del benessere sostenibile».

Il Pil misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta

Raccogliendo così ancora timidamente, la lezione di Robert Kennedy. L’ ex-senatore statunitense, fratello di John Fitzgerald Kennedy (35esimo presidente degli Usa) è ricordato anche per un discorso durissimo sul Pil, che tenne in università il 18 marzo del 1968, tre mesi prima di morire in un attentato a Los Angeles. Il Pil infatti è un indicatore che non basta, ricordava Kennedy, perché «misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani». Una lezione, forse oggi più attuale che mai.

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