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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2014 alle ore 06:51.
L'ultima modifica è del 19 novembre 2014 alle ore 16:20.

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Retribuzioni più alte in media del 30 per cento con differenze che si accentuano fino a oltre il 70 per cento man mano si scende nei profili professionali. Il gap tra Italia e Germania negli stipendi del settore privato si conferma in tempi di crisi e le buste paga d’oltralpe svettano su quelle italiane nonostante i tedeschi abbiano tenuto a freno, negli ultimi dieci anni, la dinamica degli aumenti salariali rimasta indietro rispetto alla produttività.

La ricerca di Gi Group
«Il mercato del lavoro tedesco è tradizionalmente meglio retribuito. Lo vediamo sia nelle figure apicali che in quelle meno elevate dove la differenza è di circa il 30 per cento» spiega Simonetta Cavasin, general manager di Od&M Consulting, società di Gi Group, multinazionale italiana del lavoro che opera in oltre 40 paesi. «La ragione - prosegue Cavasin - sta nella maggiore competitività della Germania rispetto all’Italia».

«La dinamica di crescita è legata alla seniority aziendale» non nel senso di una logica di scatti automatici di anzianità ma di percorso di carriera, agganciato a investimenti importanti sulle competenze dei singoli lavoratori. «Nei grandi gruppi c’è un’attenzione particolare alla formazione con investimenti strutturali in modo molto più marcato e sistematico che in Italia».

Od&M Consulting ha elaborato per Il Sole 24 Ore una griglia delle retribuzioni distinguendo i profili professionali, le dimensioni delle aziende e il settore (si veda la tabella). Si tratta di retribuzioni lorde annue divise in tre fasce: primo quartile, mediana, terzo quartile. Per interdersi: se si mettono i lavoratori in fila indiana e in ordine crescente di busta paga la retribuzione mediana è quella del lavoratore che sta nel mezzo.

Gap elevati per gli operai
Con 37.493 euro lordi il salario mediano dell’operaio tedesco è più elevato del 43% rispetto a quello del collega italiano (26.178) e il divario diventa del 67% nelle grandi aziende (49mila rispetto a 29mila) mentre nelle imprese medie la differenza è del 57,5% (45mila euro contro quasi 29mila) e nelle piccole troviamo in Italia una retribuzione mediana di 25.321 euro, in Germania di 35.491 (+40 per cento). Un responsabile del controllo di gestione (controller) nel nostro paese guadagna 56.857 euro lordi annui a fronte dei 76.374 del collega tedesco (+34%). Anche in questo caso il gap si accentua nelle grandi aziende (89.535 euro contro 59.561), nell’industria, nel credito e assicurazioni. Meno differenze si riscontrano nel commercio e servizi dove le retribuzioni dei controller sono più alte in Germania del solo 20 per cento.

Le differenze per le figure apicali
Il direttore generale in una grande azienda italiana ha una retribuzione mediana di 297mila euro (compresa la parte variabile) e in Germania di 362mila. Il divario, pari al 22%, si riduce al 17,9% per la media impresa e all’11,9% per quella piccola dove il salario è di 113mila euro; quasi uguali sono invece gli stipendi nel commercio e servizi soprattutto nelle aziende di piccole dimensioni. Un ampio spettro di differenze si registra, nella rilevazione condotta da Od&M Consulting, per i direttori risorse umane, sempre a seconda delle dimensioni e del settore: da un minimo del 9,2% nelle piccole imprese di commercio e servizi a un massimo del 52% nelle medie di credito e assicurazioni. E più o meno lo stesso vale per i direttori vendite e marketing. In questo profilo professionale in Germania si guadagna dal 16 al 18 per cento in più mentre in quello meno retribuito del direttore di stabilmento il gap si attesta, per lo stipendio mediano, intorno al 30 per cento.

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