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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2013 alle ore 19:37.
L'ultima modifica è del 26 novembre 2013 alle ore 09:07.

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di Roberta Miraglia
Perché un accordo "ad interim" tra i 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) e l'Iran ? Le sei potenze al tavolo delle trattative hanno voluto fare un importante passo avanti mettendo nero su bianco una serie di impegni per l'Iran al fine di bloccare gli aspetti più preoccupanti del suo programma nucleare e concedendo, in cambio, un alleggerimento delle sanzioni. I sei mesi di "prova" servono a dare tempo ai negoziatori per plasmare un accordo completo.

L'accordo di Ginevra prevede un alleggerimento delle sanzioni ?
Sì. Durante i sei mesi di validità dell'accordo ad interim, all'Iran verranno ridotte le sanzioni con un alleggerimento complessivo tra i 6 e i 7 miliardi di dollari. Inoltre, Teheran avrà un accesso facilitato ai suoi fondi per gli aiuti umanitari. Le sanzioni verranno sospese sui prodotti petrolchimici e anche su metalli preziosi e oro. Un'ulteriore sospensione riguarderà l'industria dell'auto iraniana: il governo potrà dunque decidere di puntare con decisione sullo sviluppo di questo settore. Sanzioni più morbide anche per le componenti di aerei. L'utilizzo di fondi iraniani, attualmente bloccati dalle sanzioni, sarà infine consentito senza limiti per l'acquisto di apparecchiature mediche sempre che gli acquisti siano "trasparenti", cioè effettuati da società riconosciute a livello internazionale e non da oscure aziende che potrebbero prestarsi a operazioni illegali.

Cosa concede l'Iran in cambio dell'alleggerimento delle sanzioni?
Il Paese non ha ceduto, per il momento, sull'arricchimento dell'uranio a scopi civili ma deve neutralizzare l'uranio già arricchito al 20% (considerato vicino a quello necessario per armi atomiche) riconvertendolo o diluendolo fino al 5 per cento. Nell'accordo la comunità internazionale concede infatti a Teheran di continuare ad arricchire l'uranio fino al 5 per cento. Le centrifughe in grado di effettuare un arricchimento superiore dovranno essere disattivate e il Paese non ne produrrà di nuove. Questa parte dell'accordo comporta che circa la metà delle centrifughe in funzione a Natanz e tre quarti di quelle di Fordow verranno rese inoperative. Congelerà le attività nell'impianto di acqua pesante di Arak che, se costruito, potrebbe produrre plutonio per un'arma nucleare.

Chi controllerà il rispetto degli accordi?
Gli ispettori dell'Agenzia per l'energia atomica avranno accesso agli impianti. L'Iran ha acconsentito – per usare le parole della diplomazia statunitense - "a una trasparenza senza precedenti e a un monitoraggio intrusivo": gli ispettori dell'Aiea avranno accesso quotidiano per la prima volta ai siti di Natanz e Fordow. Inoltre potranno visitare gli impianti di produzione delle centrifughe e le miniere di uranio.

Come si è arrivati alle attuali sanzioni all'Iran?
Nel 2002, dopo che il programma nucleare iraniano è diventato pubblico, l'Aiea di Vienna non è riuscita a chiarire se le attività di arricchimento di uranio erano davvero riservate ai soli usi pacifici di produzione di energia. Il Consiglio di sicurezza Onu ha emanato sei risoluzioni, quattro delle quali erano accompagnate da sanzioni, per ottenere lo stop al programma. Teheran ha sempre sostenuto di agire in osservanza del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.

Quali sanzioni sono oggi applicate?
L'Onu ha adottato un divieto di vendere al Paese armi pesanti e tecnologie legate al nucleare, ha vietato le esportazioni di armi iraniane e ogni forma di interscambio a favore dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione. Gli asset di individui e imprese sono stati bloccati. L'Unione europea ha rafforzato le sanzioni bloccando anche le tecnologie legate al gas naturale, l'import di petrolio iraniano e le attività all'estero della Banca centrale di Teheran. Altri singoli Paesi, a cominciare dagli Usa, hanno imposto sanzioni unilaterali.

Quale è stato l'impatto sull'economia iraniana?
Gli effetti sono stati graduali. Le sanzioni Ue sul petrolio hanno ridotto l'export di greggio a un terzo, mentre il blocco delle attività bancarie e finanziarie ha penalizzato il rial, la valuta, che si è svalutato spingendo in alto l'inflazione. L'economia è oggi in recessione ma Hassan Rouhani è stato il primo presidente eletto sulla base di un programma che punta a un allentamento delle sanzioni in cambio di garanzie sull'uso solo civile del nucleare.

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