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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 16:38.

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Fino a 6,7 miliardi di dollari. È questo il costo della compliance che il sistema finanziario globale dovrà sostenere entro il 2013, per essere in linea con quanto previsto dalle normative anti-crisi che stanno entrando in vigore sia negli Stati Uniti che in Europa, e che andranno a regolamentare in particolare i mercati dei derivati over-the-counter, fino a oggi noti proprio per non avere la stessa rigidità dei mercati regolamentati.

Secondo una ricerca pubblicata dalla società di consulenza CEB TowerGroup, le diverse normative introdotte dai due lati dell'Atlantico per ridurre i rischi sia di controparte che operativi nelle transazioni che riguardano contratti derivati esclusi dai mercati regolamentati, in particolare la European Market Infrastructure Regulation (EMIR) in Unione Europea e il Dodd-Frank Act negli Stati Uniti, giocheranno un ruolo fondamentale per cambiare lo scenario competitivo delle maggiori piazze finanziarie.

La voce maggiore dei costi sostenuti da banche, aziende, società di gestione del risparmio e hedge fund riguarderanno investimenti sul fronte tecnologico.
Le nuove normative introducono infatti l'obbligo di compensazione dei contratti standardizzati attraverso controparti centrali, come già accade sui mercati borsistici, e i contratti derivati OTC dovranno essere scambiati su sistemi o piattaforme alternative di negoziazione.
Queste novità richiedono nuovi sistemi informatici per la gestione del rischio, per la connettività tra camere di compensazione, banche e clienti, e per la registrazione degli scambi presso banche dati specializzate.
Un fronte sul quale banche e broker si stanno attrezzando, con investimenti sostanziosi avviati nel 2011.

Secondo CEB in particolare, il 40% degli oltre 6 miliardi sarà speso dalle banche e il 27% da fondi e investitori instituzionali.
Investimenti che, contemporaneamente, stanno facendo la fortuna di diverse società di consulenza che si sono specializzate in modo esclusivo sull'implementazione delle nuove normative, e che si preparano a una crescita dei dei profitti in Inghilterra, Stati Uniti e Canada.
Un esempio è Rule Financial, provider indipendente di servizi di consulenza in particolare in ambito di tecnologia, che ha recentemente annunciato un aumento del 15% dei ricavi e una strategia di crescita per il futuro.

Rule Financial ha infatti deciso di fare ricorso a una strategia di delocalizzazione "nearshoring" in Polonia, dove ha 178 impiegati che potrebbero diventare 200 entro la fine dell'anno.
L'azienda ha lanciato un software application managed services e dalla sede centrale di Londra pianifica ulteriore crescita negli Stati Uniti.

Come ha spiegato Chris Potts, amministratore delegato di Rule Financial, «questa nuova ondata di nuove regolamentazioni che ha seguito la crisi finanziaria del 2008 sta determinando le strategie di chi opera nel mercato finanziario per quanto riguarda il fronte della tecnologia. Dodd-Frank, EMIR e Basilea III sono solo alcune delle normative su cui seguiamo i nostri clienti. La decisione di aprire in Polonia supportato ulteriormente la domanda per i nostri servizi».

Potts ha aggiunto che Rule Financial intende fare leva su questo processo di implementazione delle normative per espandere il business. E sui ricchi budget delle banche, non hanno scelta se non investire nella costosa compliance.

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