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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 08:13.

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ROMA
È necessario recepire presto la direttiva europea sui ritardi dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. Lo afferma l'Abi in una nota nella quale ricorda che sta lavorando alla messa a punto dei dettagli dell'accordo per svincolare i crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione, come previsto dalla moratoria con le imprese varata lo scorso 28 febbraio. La nuova moratoria prevede infatti la definizione in tempi rapidi di due iniziative: una sul plafond per finanziare nuovi investimenti ed una, appunto, sullo sblocco dei crediti della Pa. L'iniziativa per svincolare i crediti mira a evitare l'aumento dell'indebitamento pubblico e prevede lo smobilizzo dei crediti sulla base della formula pro solvendo.
L'associazione di Palazzo Altieri ritiene che soprattutto per i ritardi tra aziende, «è di grande rilievo l'appello lanciato dal vicepresidente della commissione Ue, Antonio Tajani, perché sia resa al più presto operativa la direttiva contro il ritardo nei pagamenti».
Secondo Tajani, ricordano gli esperti dell'associazione delle banche, «va sostenuta l'iniziativa per lo sblocco, che deve inserirsi in un percorso per arrivare a una soluzione strutturale del problema. E ciò può avvenire solo riprendendo nell'ordinamento nazionale la norma che fissa in 30 giorni il limite massimo per i pagamenti».
Ieri tra l'altro il presidente dell'Associazione, Giuseppe Mussari si è soffermato anche sull'ipotesi di destinare cinque miliardi di euro per finanziamenti a 5 anni alle piccole e medie imprese, utilizzando a questo scopo una parte dei fondi che le aziende di credito hanno ottenuto dalla Bce attraverso le due operazioni straordinarie di rifinanziamento a medio termine avvenute alla vigilia di natale e alla fine di febbraio.
«È un tema che affronteremo col ministro Passera nella riunione della prossima settimana. L'idea– ha spiegato Mussari in un'intervista a l'economia in tasca su Radio1Rai dov'era stato invitato a parlare delle misure per evitare il credit crunch è stanziare un primo plafond di cinque miliardi di euro, credo, sulla liquidità della Bce per investimenti a 5 anni per lanciare un segnale chiaro di speranza alle imprese, c'è la possibilità di far credito e di farlo a buone condizioni per investimenti che accompagnino la crescita».
E per quanto riguarda i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese, Mussari spiega che «il tema è centrale rispetto alla salute delle nostre imprese, l'idea, che è stata sposata dal Parlamento con un emendamento approvato nel decreto sulle facilitazioni fiscali , è quella di prevedere una cessione pro solvendo del credito assistita da una garanzia del Fondo Centrale di Garanzia. In questo modo si consentirebbe alle imprese che vantano da molto tempo crediti nei confronti della Pa di veder liquidati i loro crediti e quindi di dare una mano alla ripresa ed alla crescita».
Resta il fatto che sull'incontro che si terrà al ministero giovedì prossimo, peseranno le valutazioni degli imprenditori. Come risulta anche dall'ultima indagine trimestrale sulle aspettative di inflazione e crescita realizzata dalla Banca d'Italia in collaborazione con il Sole 24 ore il 33,9 per cento delle imprese continua a segnala un peggioramento delle condizioni di accesso al credito negli ultimi tre mesi (è una quota importante anche se era maggiore e pari al 49,9 per cento nello scorso mese di dicembre). Resta bassa, inoltre, la percentuale di coloro che giudicano le condizioni migliorate (3,7 per cento, dal 2 di tre mesi fa) e nel complesso il quadro resta certamente più preoccupante per le imprese di minori dimensioni.

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